Visto da poco il suo Creepy presente sia al Far East Film Festival di Udine che al Neuchatel Fantastic Film Festival (la doppia presenza dimostra come il regista sia ormai autore di genere riconosciuto come imprescindibile per i festival del settore) mi sono stancato di aspettare l'arrivo della miniserie di 5 episodi Penance diretta da Kiyoshi Kurosawa nel 2012 e grazie ad Arté Francia l'ho recuperata anche se in versione francese e nel formato con cui è uscita al cinema oltralpe (in due film che racchiudono i cinque episodi).
Il prodotto (ricordiamoci televisivo) è assolutamente interessante. Kurosawa affronta il testo di Kanae Minato, in cui senso di colpa, desiderio di vendetta, omicidi, violenza, tradimenti e fosco dramma rendono il materiale potenzialmente carnale e passionale, con il suo solito stile, riprese geometriche, fotografia fredda e immagini contemplative e cariche di significato psicologico (una su tutte alla fine del primo episodio il confronto tra due donne piene di dolore e insoddisfazione sono riprese vestite di nero immobili davanti al fiume che scorre veloce e indifferente agli umani problemi di là delle sue rive, Panta Rei). Dove il dramma e la violenza dovrebbero esplodere, il nostro, in questo molto giapponese, rallenta, dove dovrebbe scaldarsi, raffredda.
Freud definiva il senso di colpa come "il comportamento di «delinquenti per senso di colpa» che compiono delitti per ricevere quel castigo dovuto per le loro colpe immaginarie ed inesistenti". Ed è questo ciò che capita alle cinque donne protagoniste degli episodi della serie. Il caso scatenante, subconscio collettivo, è la violenza e omicidio subiti da una bambina, Emili, amica di quattro coetanee che hanno visto in faccia l'assassino ma al momento di denunciarlo alla polizia non riescono a ricordarlo. La madre della bimba uccisa furiosa riunisce le piccole e, pesante come un macigno le carica del "senso di colpa" e dell'obbligo di passare la loro vita a pensare a come fare penitenza per la loro mancanza.
Ambientati quindici anni dopo, i primi quattro episodi ci mostrano cosa è capitato alle bambine cresciute con questo rovello psicologico. Sae ha avuto un blocco fisico (non ha mai avuto le mestruazioni e non potrà avere figli) e metaforicamente non è diventata donna. Diventa oggetto d'adorazione da parte di un ricco disadattato che la sposa e la tratta come fosse una bambola, immobilizzandone la vita. Per crescere Sae dovrà tragicamente liberarsi dell'uomo cercando la benedizione di Asako, la donna in nero madre di Emili. Maki invece è diventata un'intransigente insegnante che si diletta nel Kendo, a stento riesce a trattenere la violenza che la abita, fino ad assalire e uccidere un folle criminale scatenandovi addosso tutta la rabbia di una vita. Akiko (interpretata da Sakura Ando già ospite del FEFF 17 come protagonista di due film tra cui uno, 100 yen love, in cui fa la pugile e recita in maniera mascolina, interpretazione che è molto simile a quella in Penance) è già all'ospedale psichiatrico quando inizia l'episodio e scopriremo che anche lei ha ucciso (il fratello pedofilo) con violenza catartica ma evidentemente non è bastato per mettere a tacere i propri incubi. Infine Yuka che è diventata fiorista e dietro l'apparenza mite si rivela una profittatrice che si vendica del genere maschile approfittando di loro tramite prestazioni sessuali. Anche il suo episodio finirà tragicamente. Infine il quinto e finale episodio ha per protagonista Asako, la vera deus ex-machina dietro le vicende delle ragazze. La fascinosa e inquietante Kyoko Koizumi interpreta la non più giovane donna perennemente in lutto e tutt'altro che fredda come sembra. Infatti dietro la morte della figlioletta vi sono episodi del suo passato che riemergono e come ferite si riaprono attorno alla lacerazione rappresentata dalla perdita di Emili.
Il diluirsi della narrazione, naturale in una serie tv, non è però materia buona per Kurosawa per cui i dialoghi non rappresentano il punto di forza e le spiegazioni finali con l'ingresso della polizia nella trama servono a riempire i tempi ma diluiscono la forza del resto della serie che comunque resta una fiction assolutamente d'autore con stupendi interpreti tra cui il Teruyuki Kagawa, inquietante protagonista del successivo Creepy.
Product placement non abbondantissimo dominato da VAIO (tutti i portatili che appaiono nel film). Non mancano però auto (PEUGEOT, HONDA), COCA COLA (distributore) e una breve apparizione della pasta DE CECCO! Infine la presenza di un furgone con la scritta ROSEBUD sulla fiancata non capisco se è riferimento alla marca di moda femminile o un semplice omaggio ad Orson Welles (penso sia giusta la seconda).