CACCIA AL RE. LA NARCOTICI – Michele Soavi (miniserie Tv)
Il moralismo bacchettone di RAI1 ha raggiunto anche le serie poliziesche. Esaurito probabilmente il filone di santi, papi e benefattori dell’umanità, si decide a produrre questa miniserie scimmiottante i polizieschi americani televisivi infarcendola di moralismo educativo rivolto ai giovani a cui si raccomanda in ogni momento quello che devono e non devono fare.
La storia è quella già sperimentata milioni di volte in altre fiction e nel genere poliziottesco in cui un poliziotto ha subito in passato una grave tragedia, in questo caso una banda di rapinatori in fuga ha travolto la moglie del nostro uccidendola e lasciandolo vedovo con bambina da crescere, e scopre che negli anni il capo della banda che l’ha causata ha fatto fruttare i soldi rapinati con lo spaccio di droga ed ora è conosciuto come l’ottavo re di Roma.
Il vice questore Daniele Piazza (Gedeon Burkardt, specializzato in serie tv tedesche avendo partecipato a varie “squadre speciali” e visto anche in “Bastardi senza gloria”) è incaricato di dirigere una, appunto, squadra speciale per la narcotici col compito di catturare il boss della droga di cui sopra (Stefano Dionisi), subito rivelato al pubblico (che pertanto non ha neanche l’emozione della scoperta finale), avendo quindi la possibilità di vendicare la moglie.
La squadra è composta oltre che da un’agente specializzata in lotta alla droga, da una chimica rumena (tanto per dare una spruzzata di CSI), da un hacker diciannovenne ciccione, versione romanesca di tanti nerd americani non ultimo quello imbarcato sulla nave di Stargate Universe, e da un altro paio di elementi, il tiratore scelto soprannominato Snoopy e l’agente Rocca.
L’indagine avanza scontata passo dopo passo in questa prima puntata con un paio di salvataggi all’ultimo momento che evitano qualsiasi spargimento di sangue.
Ma il peggio arriva nei momenti in cui viene mostrato il rapporto idilliaco tra padre (Piazza) e figlia, con il primo che fa anche la morale ai genitori dei delinquenti, e nel modo in cui viene illustrato il mondo della sedicenne Sara, gli incontri coi coetanei sono anticipati da suoi ridicoli monologhi interiori degni di Moccia e portano ad un moralismo d’accatto in cui la bravissima figlia del bravissimo poliziotto dice ai compagni come è male fumare la marjuana e fare le brutte cose.
Quando poi entra in scena il bravo ragazzo di cui si innamora (con l’aspetto che va ultimamente fra i giovani alternativi-ma-non-troppo, quello con cilindro in testa e giacca vintage tipo cantante dei Baustelle, mezzo poeta e mezzo saltimbanco) raggiungiamo il top del livello di irritazione soprattutto quando quest’ultimo ci delizia con la frase “ciao angelo mio” per la Sara di cui si strugge d’amore.
In quanto a frasi stereotipate la fiction non ci fa mancar nulla eccone un altro paio:
- L’unico sbirro buono è quello morto, oppure quello a cui non l’hanno mai proposto
- Carlo c’è un momento in cui bisogna fermarsi, e questo è il nostro
Cosa volete, gli intenti sono anche buoni e dato che, come sembra dai primi dati, sono milioni gli spettatori che hanno seguito le gesta del team della narcotici, speriamo che qualcosa possa insegnare come esempio per i giovani avviati sulla cattiva strada… anche se io sono convinto che il vero esempio dovrebbe venire dai padri, dalle strutture pubbliche e dai nostri politici e non da una fiction per cui sarebbe ben più importante guardare all’originalità e alla qualità.
Spiace che in tutto ciò sia coinvolto Michele Soavi che anche nella fiction ha fatto di meglio.
Lato Product Placement azzeccatissima la presenza costante della birra analcolica TOURTEL, decisamente in “parte” nell’insegnare ai giovani a non bere alcolici, poi ATARI su una t-shirt, VOLKSWAGEN a sottolineare la coproduzione tedesca, VESPA, NOKIA, SMART e, immancabile, COCA COLA.
Apparizione cult per la marca di Maranello quando un collaboratore di Dionisi si presenta sul bordo della piscina di quest’ultimo a bordo di un bolide nero esclamando “Mi son fatto il FERARI…”
Per quel che mi riguarda mi vado a rivedere l’immorale “Romanzo criminale” voi fate come volete…