Ed ecco che ci siamo. Dopo un bellissimo inizio, la seconda stagione di The Walking Dead precipita nuovamente nel viziaccio che ha affossato (non in termini di audience, ma di qualità di scrittura) la prima stagione. Stabilizzatasi ormai su di un ritmo da TV drama stile ER, no scusate, stile Grey's Anatomy, è più corretto, la serie si è impantanata nuovamente in una esasperante lentezza e prolissità narrativa ed ha ripreso a sbrodolare autocompiacimento e cazzatelle personali (chi se ne frega se Glenn flirterà ancora con Maggie o no) addosso ai vari personaggi con il chiaro intento di allungare il brodo. Sprazzi di azione ci sono ancora qua e la, ma veramente minimi, e soprattutto non progredisce di un centimetro la storia globale, dato che i sopravvissuti sono: ancora stabilmente fermi alla fattoria, in cerca di Sophie (che se è ancora viva sicuramente sarà invitata a partecipare alla prossima serie di Dual Survival), col figlio di Rick ancora a letto ferito. E gli zombi? La popolazione mondiale trasformata in living dead (walking dead)? Sono in vacanza probabilmente, al Club Med o meglio ancora si fanno una bella crociera Royal Caribbean, salvo venire richiamati a gettone ogni tanto per la scena ad effetto di turno.
Ed infatti anche in questo episodio, probabilmente a voler dare il contentino ai fan dell'horror più ortodossi, ci viene ammansito lo "zombi della settimana". Che in verità sono due, un bianco ed un nero (la non-morte è assolutamente paritaria), che assalgono Daryl, rimasto ferito e inerte dopo una caduta da cavallo mentre perlustrava il bosco in cerca della scomparsa Sophie, come due perfetti coglioni ambulanti, e proprio come tali vengono fatti fuori. Uno a bastonate in testa fino a sfondargli il cranio, e l'altro in puro stile Rambo, con una freccia scagliata da Daryl, che se l'era appena estratta dal corpo in cui era rimasta conficcata nella caduta. Il poveraccio, rientrando stordito e ferito dal bosco e con una bella collana stile Vietnam di orecchie di zombi al collo, rischierà anche di farsi impallinare dato che viene scambiato per uno zombi in quanto claudicante e coperto di sangue. E qui si scade abbastanza nel grottesco, e ritorna alla mente il demenziale -bruttissimo- episodio della prima stagione in cui per passare inosservati tra i morti viventi Rick e Glenn si cospargevano di frullato di interiora zombie e camminavano come dei sonnambuli deficienti claudicando vistosamente. Metodo Strasberg evidentemente. Piuttosto noioso, ed in perfetto stile Lost (non è un complimento), anche quando Daryl delirante ha le visioni del fratello scomparso nella prima serie (ma non morto arguiamo) che lo spinge a resistere.
Vediamo, cos'altro non succede nell'episodio numero cinque della nostra soap opera zombi preferita... ah si, la moglie di Rick non dice a nessuno che è incinta (non sapendo probabilmente di chi), le tensioni tra i contadini ospitanti ed il gruppo dei sopravvissuti non esplodono, Shane inizia ad incazzarsi ed a maturare l'idea di far ripartire il gruppo, Sophie o non Sophie, ma alla fine se ne sta comunque tranquillo.
Il colpo di scena finale in stile telefilm di Batman degli anni '60 (imperativo lasciare l'episodio chiudersi con una situazione critica), ci mostra il povero Glenn che, partito nottetempo con l'idea di andare in camporella, si ritrova nel fienile della fattoria solo per scoprire una poco bucolica ma cospicua collezione di zombi incazzati neri tenuti prigionieri. E vai coi titoli di coda dell'episodio. Peccato che la stessa identica situazione si possa apprezzare nel mediocre Survival of the Dead del 2009 di George Romero, ultima (e peggio riuscita) opera del maestro assoluto e creatore dei moderni living dead. Sarà a questo che ci si riferiva quando agli esordi di questa seconda stagione si diceva di volersi staccare dalla narrazione del fumetto da cui The Walking Dead è tratto e percorrere diverse strade? Il risultato per il momento è veramente scoraggiante, pollice verso per gli sceneggiatori.
Purtroppo nei recenti episodi non c'è più tensione ma enormi cadute di ritmo, mancano completamente la paura costante e la sensazione di claustrofobia che accompagnano gli zombie movie (quelli ben fatti perlomeno), e non si sa dove si voglia andare a parare e come si evolverà (o involverà) la serie. L'unica cosa veramente inquietante, è la scarsezza della sceneggiatura fino ad oggi, la tremenda lentezza, ed il volersi ostinare a maltrattare o ignorare gli stilemi tipicamente horror del genere zombi in virtù di una personalissima rilettura mainstream del tutto. La serie si rivela, al momento, essere ancora una delusione, nonostante la miriade di recensioni prone e compiacenti circolanti che la descrivono come capolavoro assoluto, mentre probabilmente è solo l'ennesima megaproduzione testosteronica all'americana con più budget che anima e decisamente scritta male. Con tutto il rispetto per il coraggio mostrato nel voler produrre una serie horror sugli zombi.
Speriamo in qualche sviluppo catastrofico nel prossimo episodio, come minimo una fuga di zombi in massa dal granaio della fattoria e relativo massacro; altrimenti sarà veramente dura risollevare la fiacchezza della stagione. A meno di incredibili colpi di scena finali, tipo scoprire che dietro all'epidemia zombi c'è Evil Ernie o Ronald McDonald.
Unico piazzamento, non particolarmente in evidenza, dell'episodio (che per la cronaca si intitola "Chupacabra") è l'autovettura Hyundai (in precedenza l'avevamo scambiata per una Honda) che i sopravvissuti si sono portati alla fattoria prelevandola dall'autostrada fantasma, e che stona un po' (tutta bella lucida ed incerata anche in aperta campagna) con gli altri vetusti mezzi della male assortita compagnia (tra cui un vecchio fuoristrada Jeep). Speriamo servirà almeno per una bella fuga rendendosi così protagonista.