In una Milano ricostruita, anche digitalmente (e anche male), in studio, si svolgono le avventure del Commissario Nardone, la nuova (e la prima della stagione) miniserie di Raiuno.
Dopo le ricostruzioni storiche dei vari criminali da Vallanzasca alla Banda della Magliana trasformate in buoni poliziotteschi, Dap e Rai Fiction ricostruiscono le vicende di Mario Nardone, il commissario che ha inventato la squadra volante e, quindi indirettamente il poliziottesco degli anni'70.
La storia comincia con il commissario trasferito da Monza a Milano per aver picchiato un collega che aveva mandato a monte la resa di un uomo.
Visto male da tutti per aver accusato due poliziotti di essere corrotti ed averlo dimostrato arrestandoli, viene mandato ad incarichi minori, ma lui saprà sfruttare l'occasione e formare una supersquadra di agenti "puliti" che, indagando su crimini minori arriva a risolvere i casi importanti: mercato nero di medicinali nel primo episodio, rapinatori di banche nel secondo.
Più che l'origine del poliziottesco lo sceneggiato cerca di mettere insieme vari elementi di sicuro successo (non sappiamo quanto attinenti alla realtà) raffazzonati in qualche modo.
Lo scontro fra nord e sud (citerei Benvenuti al sud o al nord ma siamo pieni di esempi), lo scontro fra squadre di cui una coi peggiori/migliori elementi (così a caso Quella sporca dozzina), il nuovo poliziotto che si deve ambientare (Distretto di polizia 11), l'affittacamere che ti vuole fare (il commissario Manara), la mignotta complice (siamo pieni di mignotte... ma per innamoramento personale la Patrizia di Romanzo Criminale) e ce ne sarebbero altri.
In pratica nonostante sia assolutamente guardabile rispetto ad altre piotte che la Rai ci ha ultimante propinato (anche se, ad onor del vero, ci ha regalato la miglior serie dell'anno), Il commissario Nardone non è all'altezza delle aspettative, stando (male) nel limbo bladerunneriano del caos generis, poco giallo, un po' di commedia con le risposte in milanese alla (ah! Agenzia riccardo Finzi... praticamente detective) Cochi e Renato, no poliziottesco che non si può per natura rifare in studio e, (perchè?) pochissimo noir con la voce fuori campo del giornalista che, forse in una Milano fumosa, poteva essere l'elemento vincente/dominante.
In questo caos generis e caos temporalis non manca il caos productplacementis con un product placement completamente anacronistico. Le vicende del commissario Nardone vengono marcate strette come manco Peter Parker con Spider-man per il Daily Bugle, da un fotografo de La Notte.
A parte le varie vicende de La Notte nelle quali preferiamo non entrare, quello che non torna è l'anno: puntata uno si svolge nel 1947, cosa che viene ribadita nella seconda puntata con un calendario "sconcio" in un'officina meccanica controllata dalla squadra. Non abbiamo problemi per l'operazione fatta che è sicuramente molto bella ma ci tocca per ruolo far notare che La Notte sarebbe nata solo 5 anni dopo nel 1952.
Alla prossima
Nano Nano