AMERICAN PSYCHO II – Morgan J. Freeman (2002)
Lo stesso anno di “Le regole dell’attrazione”, immagino all’unico scopo di raccattare qualche soldo, la Lions Gates affida a Morgan J. Freeman (poi produttore e regista televisivo, e si sente) il compito di girare un seguito a “American psycho”. Il film è un direct-to-video che non dovrebbe aver nulla a che fare in uno speciale su Bret Easton Ellis perché con lo scrittore non c’entra niente.
Lo mettiamo per avere una visione completa di tutto ciò che ha generato nel mondo cinematografico Ellis con i suoi scritti.
L’unico aggancio con il primo film è la scena iniziale in cui la protagonista, Rachael, ancora bambina, è costretta ad assistere alle torture e all’omicidio della madre da parte di Patrick Bateman (“hanno anche scritto un libro su di lui”) e decide di prendere in mano la situazione uccidendo l’assassino partorito dalla mente di Ellis con un paio di forbici.
L’episodio influirà (e ci mancherebbe altro…) in maniera determinante sulla psiche della pulzella che da quel momento decide di diventare ad ogni costo una cacciatrice di serial killer.
Quando si intende “ad ogni costo” vuol dire che la psicopatica ragazza comincia ad uccidere chiunque si pone sulla sua strada per impedirle prima di diventare l’assistente del professor Starkman, ex-agente esperto nella cattura dei serial-killer ed ora cattedratico, poi agente specializzata nel campo.
Quindi ragazzi che frequentano il West Washington College insieme a lei e potenziali rivali, l’Employee of the Year 1999, addetti alla pulizia, professori, agenti della sicurezza e addirittura la propria stessa madre vengono fatti fuori con leggerezza e senso pratico dalla nostra.
Una trama insensata ed inutilmente complicata per un film che non ha nessun senso di esistere. La storia è mal sviluppata dai due sceneggiatori (Alex Sanger e Karen Craig che a tutt’oggi non hanno praticamente scritto altro e non è una sorpresa…) e diretta come se fosse una qualsiasi delle tante serie tv adolescenziali (tipo “Dawson’s Creek” o “Beverly Hills 90210”) da Freeman con tanto di sountrack sdolcinato affidato a gruppetti glampop quasi insopportabili (nonostante la presenza di Emiliana Torrini a staccarsi un poco dal resto) e quindi non certo adatta alle gesta di un’assassina seriale, anche perché non vi è uno stacco deviante al momento degli omicidi, cosa che avrebbe dato un aspetto diverso e avrebbe anche mostrato che un progetto estetico esisteva.
La protagonista è interpretata da Mila Kunis, una delle tante giovani bellezze che si trovano, fatte con lo stampino, nelle serie tv (è quasi un clone di Eliza Dushku), mentre per il ruolo del professore viene riesumato il sempre più imbolsito “capitano Kirk” William Shatner, gonfio di Handmade Bourbon OLD RIP VAN WINKLE e vecchio marpione a caccia di storie con le giovani studentesse.
Un MARTINI secco, molto secco, viene ordinato in un ristorante, lo ZIPPO usato per accendere una sigaretta, ma il product placement “bizarre of the movie” è sicuramente quello del microonde CANDLE utilizzato dall’omicida per inserirvi un gatto con l’intenzione di cuocerlo vivo (intenzione che, fortunatamente per il gatto e per la brand, resta tale…).