file001 L'inizio è paradigmatico di quel che verrà dopo. La situazione di alcuni turisti che osservano pesci tropicali da una barca è ribaltato con la soggettiva dei pesci stessi che guardano al di fuori delle acque gli umani: saranno questi ultimi ad essere le vittime delle acque e dei loro abitanti e non il contrario, questa volta. La catastrofe è subito annunciata, senza tanti preamboli. La notizia arriva alla Capitaneria di Porto: sta arrivando un ciclone! Avvertite subito dell'emergenza e fate rientrare d'urgenza chi è imbarcato. La curiosità dello spettatore viene spostata subito verso quelli che non riusciranno a farlo e quindi diventeranno le potenziali vittime. Ecco allora che ci viene mostrato un aereo della compagnia CARLBER (probabile storpiamento della CARIBAIR) su cui viaggia tra gli altri Lionel Stander, poi la barca dei turisti di cui all'incipit, la Moby Dick, tra cui troviamo un'ancora splendida Carrol Baker (già quarantaseienne), un meno splendido Arthur Kennedy ultrasessantenne che interpreta un prete, e Olga Karlatos, che è invece una donna incinta che, per non rovinare le vacanze al marito, decide di intraprendere il viaggio nonostante la sua situazione (piuttosto avanzata visto che partorirà dopo pochi giorni)! Infine una barca di contrabbandieri, la Comondu, completa il quadro. Si scatena il ciclone, poi lo tsunami, l'aereo precipita, le barche vengono sballottate nell'oceano, rompono i motori e non sono più in grado di ritrovare la strada di casa. Intanto sulla costa tra smottamenti, uragano e dighe che si rompono inondando tutto di fango, molti riescono a mettersi in salvo rientrando in tempo con le loro navi. Qui apriamo parentesi sui motori delle barche. Me ne intendo poco e vi racconto quel che si vede. La maggioranza monta EVINRUDE ma nessuno di questi è inquadrato in modo fisso o in primo piano, invece un JOHNSON 25 ha questa fortuna un paio di volte e la marca si mostra nettamente. Infine il motore della Moby Dick è YAMAHA, naturalmente è presente per tutto il film ma si rompe subito ed è inutile (se non per fornire una catena ad uso canna da pesca). Traete voi le vostre conseguenze. Qui finisce il catastrofico, a circa mezz'ora dell'inizio della pellicola, e con la riunione dei tre gruppi di dispersi sulla Moby Dick inizia un survival movie con tutti i crismi. I cadaveri (e anche qualche vivente) vengono sbranati dagli squali, l'acqua è razionata e causa di litigi fino al suo esaurimento totale, il cibo scarseggia, le persone cominciano a morire e la loro carne a fare da esca per i pesci. Poi la situazione si aggrava ulteriormente e anche di pesci non se ne pescano più, allora è il povero barboncino della Baker ad essere brutalmente ucciso, squartato e quindi mangiato crudo... Poi, Cardona jr. in linea con quanto già mostrato dal padre con l'altro famoso survival messicano coevo, I sopravvissuti delle Ande, costringe i nostri, per sopravvivere, al cannibalismo e le listarelle di carne umana sul tetto della barca riportano proprio a quel film. Avrete già capito che si sta deragliando verso l'horror (almeno nella versione internazionale della pellicola perchè quella italiana è tagliata) che si esplicita nel finale quando parecchi dei sopravvissuti vengono sbranati dagli squali. Girato nelle acque al largo del Messico dove Cardona jr. ha girato anche, lo stesso anno, Il triangolo delle Bermude, il film contiene belle immagini subacque, buon cast (miscela di attori messicani e vecchie star hollywoodiane già citate) ed è un ottimo prodotto di consumo. Ora sbrighiamo alla svelta due doverose citazioni, cioè le scarpe dello skipper della barca, ADIDAS, e i Fugoncini VOLKSWAGEN (si proprio quelli dei figli dei fiori) che partecipano alle operazioni di salvataggio in seguito all'emergenza ciclone, per concentrarci sulla brand assolutamente protagonista del film. Già nei primi minuti una cassa è aperta sulla Moby Dick e il vecchio Kennedy ne offre una bottiglia ad un'accaldata Carrol Baker che ringrazia. Poi le bottiglie svuotate verranno utilizzate continuamente per raccogliere acqua e per bere la stessa dai tutti i componenti della lotta alla sopravvivenza. Spesso in primo piano, rappresentano l'ultima speranza di salvezza. La brand è la COCA COLA.