THE INFORMERS – Gregor Jordan (2008)
Dopo il successo di ‘American Psycho’, Bret Easton Ellis si prende una pausa e licenzia una serie di racconti scritti quando era al College, prima del suo esordio. Vi si trovano i prodromi di ‘Less then zero’ e della caustica visione dello scrittore sulla Los Angeles degli anni ’80. La raccolta viene presa in considerazione una decina di anni dopo per trarne un lungometraggio.
Questa volta viene coinvolto di persona Ellis, all’esordio come sceneggiatore a cui viene affiancato il giovane Nicholas Jarecki che avrebbe anche dovuto dirigere il film. In seguito però viene scelto come regista il più esperto Gregor Jordan e probabilmente non è stata la decisione giusta. Infatti, nonostante il mondo descritto dallo scrittore venga trasposto finalmente senza edulcorazioni di sorta nell’illustrazione della deriva di sesso, droga e violenza, Ellis non sarà affatto contento del girato di Jordan che non sa bene cosa fare del materiale che ha tra le mani e riesce anche a rovinare le potenzialità di un cast di tutto rispetto.
La stuttura del film è composta da varie storie tratte dai racconti di ‘Acqua dal sole’ (titolo italiano del libro) che viaggiano più o meno parallele intrecciandosi ogni tanto per i rapporti di parentela (o sessuali) che i personaggi hanno tra di loro ma, soprattutto, trovando un punto di unione nell’uso di droga che per tutto il film (e praticamente da tutti i personaggi) viene continuamente sniffata, iniettata, inghiottita.
Nel progetto sono partecipi tanti giovani volti interessanti di Hollywood per incarnare i partygoers losangelini, tra cui Austin Nicholas nei panni di Martin, tipico irrefrenabile seduttore bisessuale prototipo dei protagonisti dei due libri di formazione di Ellis, Amber Heard, bella, fresca e quasi sempre nuda nel ruolo di una giovane che si concede a chiunque cercando di lenire gli ardori di una vita senza freni (ma che troverà in questo suo modo di comportarsi solo la malattia e la morte), Brad Refro, qui al suo ultimo film prima di trovare la morte per overdose nella vita vera, una vita sregolata e inquieta drammaticamente simile ai personaggi di The Informers, Mel Raido, fisico e faccia adatti per dar vita ad una star glam-rock completamente schizzata a causa della troppa droga.
E questo non è niente se pensate che nel casting abbiamo poi Billy Bob Thornton, produttore cinematografico eroinomane sposato e divorziato da Kim Basinger ed amante della giornalista televisiva Winona Ryder e, dulcis in fundo, Mickey Rourke che interpreta un perdente senza scrupoli, seviziatore di ragazzine e rapitore di bambini.
Purtroppo Jordan non ha le capacità di Avary (che, ricordiamo, aveva trasposto per lo schermo il romanzo ‘Le regole dell’attrazione’) e tutto scorre senza sussulti verso un finale che non è un finale lasciandoci la sensazione dell’irrisolto, non perché la storia non ha una naturale evoluzione, ma perché la carne sul fuoco era tanta ed è stata malamente sprecata.
Ritroviamo comunque il mondo dei party anni ‘80 di Los Angeles (ricreato a Montevideo per questioni scenografiche ma soprattutto finanziarie) tanto caro a Ellis, la new wave nella sua versione più dance, quella di Pat Benatar, dei Simple Minds, dei Devo e di Gary Numan, i soliti locali e hotel alcuni frequentati (SPAGO, CANTER’S RESTAURANT) altri citati (BEVERLY HILTON, BEL AIR, il CEASER di Las Vegas, il 385 NORTH, il GREEK), le solite pasticche (VALIUM), le auto di lusso (BMW, CORVETTE).
Insomma niente di nuovo, un film non orrendo ma anche una notevole occasione mancata.
Annotazione finale, il povero Renfro, nel personaggio di Jack, nipote succube di Rourke e portiere d’albergo, millanta un partecipazione come attore in una pubblicità del CLEARASIL.