INFINITE JEST – Libro di David Foster Wallace (1996)
L’impresa è giunta al termine. Finalmente sono riuscito a giungere alla fine delle 1200 pagine (più 100 di sole note!) del monumentale Infinite Jest di David Foster Wallace.
E’ il romanzo che fa diventare Wallace scrittore di culto, venerato da una parte “alternativa” di lettori americani mentre il grande pubblico lo conosceva più per i suoi racconti e per i genialmente ironici articoli di costume e sport da lui pubblicati.
Assurto poi alla cronaca per il suicidio che ha posto termine alla sua vita a soli 46 anni.
Wallace è uno scrittore non facile, spesso tedioso, ma dalla incredibile facilità di scrittura e dalla conoscenza linguistica praticamente illimitata. La sua ironia e la sua capacità di esplorare la parte oscura dell’animo umano sono superiori alla media mentre la sua bulimia di racconto è praticamente unica.
Il libro ha diviso la critica tra fan accaniti e detrattori feroci.
Personalmente penso che Wallace fosse realmente un genio per come riusciva a riempire pagine e pagine con una qualità di linguaggio sempre altissima ma che spesso questa sua ansia di “vomitare” parole a getto continuo lo portasse anche a scrivere per se stesso.
Quindi al piacere di racconti pregnanti ed emozionanti e a quello dell’incontro con personaggi drammatici e patetici allo stesso tempo (come al fine lo siamo tutti), si alternano capitoli di decine di pagine solo per specialisti di un determinato argomento o per solipsismi d’autore.
Ambientato a Boston in un immediato futuro prossimo, concentra la vicenda tra due istituti che si trovano a poca distanza tra loro: l’accademia di tennis (ETA) fondata da James Incadenza, regista cinematografico d’avanguardia oltre che direttore della scuola, morto suicida mettendo la testa in un forno a microonde (sic), e la comunità di recupero per alcolisti e tossicodipendenti Ennet House.
Le vicende dei due gruppi di personaggi (i giovani studenti aspiranti campioni di tennis e i malmessi “pazienti” della comunità di cui Wallace narra le vite a volte drammatiche, a volte penose, altre surreali) si intersecano con la situazione politica e sociale dell’ONAN (Organization of North American Nations), una confederazione che comprende USA, Canada e Messico, che vede, in un mondo ormai totalmente dipendente dalla televisione e dalla pubblicità, nonché da ogni tipo di droga, la lotta tra servizi segreti e gruppi terroristici (capitanati dall’organizzazione del Quebec “Les Assassins des Fauteulis Rollents”, rivoluzionari in sedie a rotelle!) per il possesso del master di un film girato da Incadenza prima della sua morte e intitolato proprio “Infinite Jest” che dà assuefazione fino alla morte a chi lo guarda.
Wallace ipotizza di un mondo in cui gli anni sono “sponsorizzati” e quindi non esistono più date numeriche ma il nome dello sponsor per definire il periodo in questo modo:
1. Anno del Whopper
2. Anno dei Cerotti Medicati Tucks
3. Anno della Saponetta Dove in Formato Prova
4. Anno del Pollo Perdue Wonderchicken
5. Anno della Lavastoviglie Silenzionsa Maytag
6. Anno dell'Upgrade per Motherboard-Per-Cartuccia-Visore-A-Risoluzione-Mimetica-Facile-Da-Installare Per Sistemi TP Infernatron/InterLace Per Casa, Ufficio, O Mobile Yushityu 2007
7. Anno dei Prodotti Caseari dal Cuore dell'America
8. Anno del Pannolone per Adulti Depend
9. Anno di Glad
Ma questa non è la sola operazione che interessa il product placement, perché la citazione di vere brand da parte dell’autore è massiccia e in tutte le salse.
Vi sono passi estremamente ironici come questo:
“Il Ministro saudita dell’ Home Entertainement soffre di candida albicans (come capiterebbe a chiunque rifiutasse di mangiare praticamente ogni cosa che non sia TOBLERONE)”
Altre brand sono necessarie (?) al racconto come le sponsorizzazioni dei tennisti:
“I migliori giocatori dell’ETA sono liberi di firmare dei contratti per avere equipaggiamento gratis, ma niente soldi. Coyle è PRINCE e REEBOK, e così Trevor Axford. John Wayne è DUNLOP e ADIDAS. Schacht è HEAD MASTER per gli strumenti, abbigliamento e fascia per il ginocchio sono suoi. (…) Keith Freer è FOX per lo strumento e sia ADIDAS sia REEBOK per tutto il resto fino a quando uno dei rappresentanti delle due compagnie se ne accorgerà. Troeltsch è SPALDING e può già considerarsi molto fortunato. Hal Incadenza è DUNLOP e scarpe NIKE superleggere e un sostegno AIR STIRRUP per la caviglia mezza rotta. (…)I completi di Stice gli venivano dati dalla FILA e quando giocava in partita si vestiva tutto di nero, e all’Eta e nel circuito era chiamato Il Tenebra.”
Oppure fanno parte della cronaca come il racconto di una famiglia sterminata con NESQUIK al cianuro o i cioccolatini usati per il bisogno di zuccheri che richiede la dipendenza di droga:
“Era diventato così grasso e flaccido che il davanti della sua camicia sembrava una fisarmonica quando si metteva a sedere a mangiare noccioline M&M” (durante le frequenti iniezioni di eroina).
Ecco un elenco (incompleto) di marche citate nel libro:
KLEENEX
NUNN BUSH
SEVEN UP
BOGART
WILD TURKEY
RALSTON (cereali)
TOBLERONE
HILTON
TEXACO
MARLBORO
AMBUSH
JACUZZI
ORAL-B
POLAROID
BMW
LEMON PLEDGE
WILSON
BRIONI
AMINOPAL
COCA COLA
FERRAGAMO
LANCOME
WOOLWORTH
CHANEL
Beauty MARY KAY
LINCOLN (auto)
NESQUIK
DUNLOP
FILA
Parka LEND’S END
M&M
PRINCE
REEBOK
HEAD MASTER
FOX
ADIDAS
SPALDING
NIKE
AIR STIRRUP