Calabria. Un gruppo di boss malavitosi è alla ricerca di un candidato politico da poter controllare per le elezioni a sindaco nel paesino di Marina di Sopra (ma in realtà è solo l’inizio per arrivare un giorno al Quirinale). La scelta cade su Cetto La Qualunque, un malavitoso con mani in pasta un po’ ovunque, dall’abuso edilizio alla prostituzione, che sta tornando in Italia dopo un periodo di latitanza in Sud America.
Quale candidato migliore per il paesello? Preso all’aeroporto dove arriva con la nuova moglie che lui chiama Cosa e una figlia che non si ricorda come si chiama, Cetto ritorna a casa dove l’aspetta la vecchia moglie e il vecchio figlio. Ovvio a quel punto una serie di siparietti divertenti sulla rivalità fra le due donne.
Convinto dagli altri a candidarsi, Cetto comincia una campagna elettorale all’insegna del fair play mandando un SMS augurale al suo antagonista che fa scattare il detonatore dell’esplosivo piazzato nella sua macchina. Da quel momento ogni arma è buona per riuscire a raggiungere il potere. Tribune elettorali pilotate, corruzione, escort, minacce, truffe elettorali come far riempire le schede bianche dal cugino, trovare capri espiatori (il figlio) da mandare in carcere al suo posto e tutto il repertorio.
Antonio Albanese grazie alla Fandango porta sul grande schermo il personaggio del candidato mafioso a cui piace u pilu da lui inventato. A metà fra satira politica (le candidate assessori scelte in base al fisico) e il comico trash, il film, così come abbiamo detto per Che bella giornata di Checco Zalone, è un film stagionale legato ad un determinato personaggio in voga in questo particolare momento/periodo storico, cioè a un genere che in questo momento purtroppo (va da se che non tutti i personaggi di Zelig/Zelig off/Colorado Cafè/Saturday Night Live/Central Station possono reggere un blockbuster e il rischio di doverceli comunque beccare è molto forte) raccoglie i maggiori consensi del pubblico.
Ma il film di Cetto ha qualcosa che può portarlo a superare il periodo storico ed è il “ritorno al cinema di genere”. Così, come stiamo monitorando il ritorno al poliziottesco con i ragazzi della Magliana e Vallanzasca, quello che ci è piaciuto di più del film è la somiglianza (paesino “sperduto”, l’arrivo del cattivo, l’aiuto dello straniero, i comprimari, ambientazioni, atmosfera, inquadrature, le Hummer usate come i cavalli) con il più trash dello spaghetti western. Certo qui non arriva Django o l’Americano, ma è giusto che sia il latifondista a vincere. Che non vince è il product placement che è inesistente con unici marchi, oltre alla Hummer, Alitalia, Johnny Walker e Briko, nessuno dei quali vero placement ma usati per necessità.
Strano, quindi notare come, tralasciando i cinepanettoni del trio Aldo, Giovanni e Giacomo e di De Sica, il product placement italiano sia confinato ai piazzamenti "tutti uguali" del filone post-moccia degli Immaturi e di Maschi contro femmine e non riesca ancora ad osare/rischiare con film di genere come Vallanzasca o campioni come Che bella giornata e Cetto. Questa sarebbe la vera vittoria.