Nel corso dei vari Far East Film Festival di Udine (e non solo) abbiamo imparato quanto sia duro il bullismo in Giappone e negli altri paesi orientali ed abbiamo sottolineato come film di quelle zone abbiamo toccato in maniera originale ed efficace l'argomento. La vendetta sui bulli della "Mon Mon Monster" o gli squartamenti fatti dalla collegiale emula della sposa di Kill Bill in Liverleaf sono decisamente più efficaci di qualunque film visto o costantemente proposto per essere prodotto in Italia.
In questo caso, nel buon film di Layla Ji, il bullismo viene dalla Malesia ed è violento come quello degli altri paesi.
Il film inizia però come un poliziesco dopo che uno studente è stato trovato ucciso.
Il colpevole è un altro studente che invece di fuggire si consegna alla polizia, fa le pose per giornalisti indicando il luogo del ritrovamento del cadavere (come non pensare alla sezione Polizia che indica cose di Propaganda Live), va a processo ed è condannato, anche se la madre non si da per vinta.
Comincia da qui un lungo flashback che mostra cosa ha dovuto sopportare lui e la sua "ragazza" durante il periodo precedente all'omicidio da parte del morto e dei suoi amici. Una sequenza di prove talmente crudeli che, come per gli altri film, fanno tifare per il ragazzo contro i bulli.
Fra il product placement quello più evidente e è la Carlsberg bevuta dai bulli prima di fare le loro bravate.
Voto Corti 7,5
Voto Barbacini 6,5