Torna al punto zero del suo cinema facendo un “remake” del suo film del 2015 7 days in cui Watanabe seguiva se stesso come allevatore di mucche per sette giorni alla settimana. Questa volta in Cry che si può vedere al Far East Film Festival Online Edition 2020 il nostro interpreta, con incredibile immedesimazione, un allevatore di porci. Giornate sempre uguali, sfamare i maiali, dissetare i maiali, pulire la porcilaia, pause solo per mangiare insieme alla vecchia nonna e camminare per i campi. Bianco e nero, piani sequenza a seguire i gesti del protagonista, macchina a mano per seguirlo nelle camminate in mezzo alla campagna, piani fissi per momenti meditativi, pranzo e sonno.
Una roba semplice semplice (apparentemente perché la ricercatezza dell’immagine e la potente colonna sonora in cui si amplificano i grugniti dei maiali e il vento che sferza creando un’ambientazione infernale acuita dai pezzi sonori del fratello musicista di Watanabe con rullate di tamburo, sono chiaramente studiati ed escono dalla semplicità di un mero documentario) e ripetitiva. Il film è scandito con i giorni della settimana e alla domenica Watanabe-porcaro si concede la visione di un film al cinema e va a vedere… un’opera di Hirobumi Watanabe, I’m really good davanti al quale si addormenta ronfando rumorosamente. Uno sprazzo di autoironia geniale che riporta ad altre sue opere precedenti.
Watanabe bisogna prenderlo o rifiutarlo per quello che è, ostinato a far cinema con la sua piccola factory con quattro soldi, ha un’idea di cinema non certo spettacolare e assolutamente autoreferenziale. In questo caso si potrebbe dire che di film come questo e come 7 days ne potrebbe fare a centinaia interpretando di volta in volta un mestiere e ci chiederemmo a che pro… ma molto si potrebbe dire sul cinema sperimentale e sulla sua utilità e fruizione. In questo caso ricordiamo che l’uso della colonna sonora ricorda quello fatto dal nostro Piavoli e che l’impianto del film è simile a Il cavallo di Torino di Bela Tarr e al capolavoro di Chantal Akerman Jeanne Dielman, quindi non gente qualunque…
C'è anche spazio per il product placement di una brand di macchinari agricoli, Komatsu
Voto Barbacini: 6+
Voto Corti 6,5