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CINEMA
29 Dicembre 2023 - 19:14

DIARIO VISIVO

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La storia di Bruce Lee, un horror indonesiano e un demenziale musical off-Broadway
DIARIO VISIVO

ANA KATZ. Sueno Florianopolis (2018), una famiglia argentina si riunisce tutti gli anni, a forza, per fare una vacanza insieme per festeggiare il compleanno della madre (Mercedes Moran, navigata star del cinema argentino e per questa interpretazione vincitrice al festival di Karoly Vary insieme al film), nonostante i due genitori abbiano un rapporto ambiguo: si dichiarano separati ma vivono ancora nella stessa casa e durante una notte in hotel fanno sesso. I due figli cominciano a mal sopportare la convivenza forzata vacanziera, il più grande vuole andarsene a divertirsi da un’altra parte e la ragazza invece pensa solo ad amorini estivi tradendo il fidanzato che ha a Buenos Aires. Destinazione Florianopolis, bellissima spiaggia sul mare incastrata nella natura in una baia sull’Oceano Atlantico in Brasile. Qui incontrano un brasiliano del luogo che affitta loro la sua casa. Anche lui ha un figlio e una moglie da cui è separato. Il racconto di come le due coppie separate avranno un’avventura incrociata potrebbe far pensare ad una classica commedia di avventure estive con risate e sentimentalismo, ma qui non siamo dalle parti di Vanzina né di Neri Parenti, Ana Katz al solito riesce a rendere le cose semplici ma non banali, con una “naturaleza” tutta sua che coinvolge positivamente lo spettatore, senza mai alzare i toni o abbandonarsi al ridanciano. Tutto sembra plausibile e reale. (Voto 6,5) Solo Sony appare di sfuggita come unica brand nel film.

Su Primevideo si trova l’horror indonesiano Ivanna (2022) di Kimo Stamboel, regista appassionato di generi violenti, action e appunto horror. Questa è la sua versione di una donna che ha subito violenze (in questo caso un’olandese che durante l’invasione giapponese dell’Indonesia - allora Indie orientali olandesi - è stata uccisa e decollata da questi e poi ridotta in statua da un indonesiano innamorato di lei) che ritorna dal passato per vendicarsi di chiunque incontri. Per ricostruire il passato della fantasma assassina vi è una ragazza ipovedente, appena diventata orfana, che va ad abitare con il fratellino in una casa di riposo, naturalmente situata sul luogo dell’omicidio di Ivanna, l’olandese uccisa, e riesce a “vedere” cose successe nel passato. Una buona atmosfera iniziale non evita poi tutto l’armamentario del genere senza grosse novità. (voto 5,5)

Economia e paesaggio si intrecciano in La felicità è un sistema complesso (2015) di Gianni Zanasi. La tetra e immorale legge del profitto si scontra con le bellezze del lago di Garda e delle cime trentine. E’ lo stesso scontro che si ripropone nelle scelte del protagonista Enrico (Valerio Mastandrea) il cui lavoro prevede di togliere aziende sull’orlo del fallimento (convincendoli diventando loro amico per poi farli firmare quello che lui vuole) a dirigenti incapaci (di solito figli di padri scomparsi) per passarli a multinazionali o a cordate di imprenditori che solitamente, rispondendo alla legge del mercato, licenziano e delocalizzano. Enrico fa questo perché in passato il padre fallito è scappato in Canada lasciando i figli nella difficoltà, ma il suo problema è che ha anche un’etica e un’empatia con gli operai che perdono il lavoro che cozza con il suo compito. Il tutto complicato dall’incontro con un’anima libera (una ragazza israeliana) e con un ragazzo, figlio di un industriale, che si oppone fermamente alla logica del profitto ad ogni costo. La domanda di Enrico è quella che si dovrebbero fare tutti, esiste un AD etico, un AD con i sensi di colpa? Il film ha i pregi e i difetti che avrà il suo film successivo Troppa grazia del 2018, ovvero riesce a costruire un interessante intreccio tra vita e lavoro, tra etica e libertà individuale, girando in modo interessante (utilizzo intrigante della colonna sonora con immagini stilose e ricercate), ma allunga troppo il brodo e propone soluzioni un po’ troppo idealistiche e “poetiche” a problemi del tutto materiali. (Voto 6-) Una moto Honda spicca tra il poco product placement del film.

SHAW BROTHERS. Dopo l’inizio di carriera con film horror e sexploitation Kuei Chih-hung ha diretto due film  tra triadi e noir, con protagonista Kuan Tai Chen nei panni di Brother Chen, un ristoratore eroe popolare. Il primo è The teahouse, che al momento non sono riuscito a recuperare, e il seguito Big brother Cheng (1975) che invece si può trovare su Youtube, un film a tratti molto violento, violenza stemperata con qualche momento di puerile commedia che non gli fa bene; Brother Cheng è una figura da Giustiziere della notte, in pratica, vista l’inettitudine della polizia e visto che la giustizia lascia liberi troppo spesso con facilità i criminali (sempre il buon vecchio problema di come punire e contemporaneamente di quanto superare i limiti dei diritti umani), si erge con il suo clan del ristorante che dirige, a vendicatore dei torti e giustiziere dei criminali. Dopo alcuni episodi in cui punisce ladri, stupratori e giocatori d’azzardo, si mette contro un potente mafioso che gli fa uccidere la moglie e pensa di aver ammazzato anche lui. La vendetta finale arriverà grazie ad un sollevamento popolare tutto a favore del “supereroe” Cheng. Dopo che per tutto il film ha perorato una morale dubbia (a favore della pena di morte, della punizione corporale, della figura del capo-mafioso “buono” da contrapporre a quello “cattivo”) Brother Cheng si scopre collaboratore della Polizia e voglioso di entrare a farne parte… A parte questo un film discontinuo, a tratti raggiunge atmosfere da fosco noir, a tratti sfiora il ridicolo… (Voto 6-). Bottiglie e insegne che reclamizzano Pepsi, Coca Cola e 7up, una Volkswagen dentro cui annegano quattro persone, una radio Sony e uno scatolone dentro al quale viene recapitato un cadavere della Hitachi.

BRUCE LEE STORY. Una delle tante pellicole dedicate alla vita di Bruce Lee, una delle prime, ma non la più interessante, è stata prodotta a Taiwan meno di un anno dopo la sua morte, Dragon story ma anche Bruce Lee sono i titoli con cui è stata messa sul mercato nel 1974. Cambiando i nomi dei protagonisti troviamo tra gli interpreti due “sosia”, uno di Bruce Lee (uno dei tanti Leealikes, forse uno dei più somiglianti in effetti) e una di Betty Ting Pei, la “scandalosa” amante honkonghese di Lee (che era sposato, con due figli tra cui il povero Brandon, con l’americana Linda Emery) nel cui letto fu trovato morto. Si parte dalla giovinezza negli USA quando si guadagnava la vita distribuendo il Washington Post, passando dal torneo di Kung fu che lo fece notare ai produttori della serie televisiva Green Hornet e lo fece tornare a Hong Kong dove girò i quattro film che lo resero famoso. Piuttosto sbrigativa la prima parte nonostante sia quella in cui si vedono alcuni combattimenti (a parte qualche frecciatina al mondo del cinema dell’isola tra cui il regista Wei Lo che non fa una bella figura, dipinto come senza talento, come non la fa Run Run Shaw che se lo lascia scappare volendo lesinare sul compenso), leggermente più interessante quando entra in scena la bella Pei Tang interprete della disperata Betty Ting Pei, donna perduta tra alcolismo, gioco d’azzardo e tentativi di suicidio. (voto 5,5). Due grossi camion passano per le vie di Hong Kong pubblicizzando uno Zanussi e uno Sony. Il product placement si completa con l’Old Crow wiskhey.

DEBBIE DOES DALLAS. Digito il titolo del famoso porno su youtube e mi appare una cosa difficile da credere. Dal film è stato tratto un musical off-Broadway! Mi chiedo come possa essere venuta in mente un’idea del genere e scopro che Debbie does Dallas the musical nasce da una donna, Susan L. Schwartz che ha scritto i dialoghi e le liriche sessualmente esplicite (con parecchia ironia si intende) di questa strana rappresentazione, che è stata proposta per la prima volta al New York Fringe Festival e di cui la Schwartz era anche interprete del ruolo principale di Debbie. La versione che si trova su Youtube è invece quella del 2012 allo City Stage, Wilmington, NC. con Kendra Garrett come Debbie e praticamente l’unica a cantare più canzoni sul palcoscenico. Il musical non contiene nudità ma molte pratiche sessuali vengono mimate sempre con divertimento e voluta goffaggine davanti a un pubblico che sembra divertirsi molto. Tutte le ragazze e i ragazzi interpreti del musical sono simpatici, l’atmosfera è piuttosto “casereccia” più che demenziale e… insomma provate a dargli un’occhiata, per lo meno per l’assurdità del fatto che esista!

STEFANO BARBACINI

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