Il film di Lawrence Kan, In broad daylight, in anteprima italiana al Far East Film Festival 2024, proiettato alla presenza del regista e della brava protagonista Rachel Leung, segue la giornalista della rivista d'inchiesta A1 mentre è intenta ad indagare sulle case di riposo private a Hong Kong, tollerate e raramente controllate, nonostante si sospettino abusi e maltrattamenti, dall'organismo statale di controllo per il giro d'affari che alimenta (il problema non è solo cinese come ben sappiamo).
La nostra si fa credere nipote di un vecchio ospite ormai sulla strada della demenza e si propone come volontaria in una di queste strutture, riuscendo a scoprire sporcizia, violenza, cibo scaduto, umiliazioni per i poveri vecchi, disabili fisici e disabili mentali qui ricoverati. Nonostante ciò farà fatica a portare alla luce le nefandezze (anche sulla violenza sessuale ai danni di una debole di mente) e a far punire i colpevoli.
Il film è potente, duro e triste e ha il merito di non essere manicheo, ben mostrando che il problema evidenziato ha retroscena più ampi, comprendendo le mancanze della società, l'abbandono degli anziani e dei disabili, la loro consapevolezza di essere un peso per gli altri ("se vedi che sto per morire non cercare di salvarmi"), il dolore dei parenti che arrivano a commentare la morte del figlio con problemi psichici come "una liberazione. Sono una persona cattiva se lo penso?"
Vi è anche una preoccupazione espressa nel film che ha grande risonanza: potranno ancora esistere giornalisti d'inchiesta nel futuro vista la tendenza del regime ad occultare la libera denuncia?
Buona presenza di product placement nel film, da Esso alla Apple, Heineken, banca NCR, Canon, Lenovo e i... Kola crackers