E’ stato presentato in anteprima nazionale al Torino Film Festival 2022 (distribuzione I-Wonder con la sua nuova etichetta Arthouse) il nuovo film di Jerzy Skolimowski, EO, in cui il protagonista è un asino.
Sì, un asino. Avanzando con l’età il grande regista polacco invece di sedersi sugli allori e portare avanti un lavoro routinario (come capita a molti registi sul viale del tramonto) sembra ringiovanire e trovare il vigore necessario per fregarsene altamente di narrazioni codificate e si prende la libertà di sperimentare e portare avanti progetti inconsueti e di grande qualità.
Partendo dalle suggestioni del suo film preferito, Au hasard Balthazar di Bresson, il nostro narra di un asino di proprietà del Cirk Orion che a causa del fallimento di questo viene sequestrato e mandato a lavorare in un allevamento. Da qui scappa e alla ricerca della libertà comincerà a vagare per finire in Italia, dopo varie vicissitudini, in un road movie tutto dalla parte dell’“animale”.
Di solito questo genere di film è costruito su vari episodi che accadono durante il viaggio e che danno spessore al film stesso, in realtà Skolimowski li limita ad una manciata e sono tutti di breve durata, prima viene recuperato da un pompiere/calciatore e incontra il mondo della violenza insensata degli Ultras, poi finisce nelle mani di un camionista che prima prende a bordo una ragazza di colore disperata e cerca di averne sesso per cibo e poi viene sgozzato in una scena di violenza repentina ed inaspettata, passa per una villa in cui abita la contessa Isabelle Huppert grazie ad un figliol prodigo (siamo già in Italia e l’attore è Lorenzo Zurzolo) che torna alla sua casa dopo anni di vagabondaggio ed inscena una messa farsesca con la Huppert (così anche la religione e la nobiltà in decadenza vengono prese di mira), infine finisce assieme ad una mandria di mucche verso la sua destinazione finale.
Insomma, quello che interessa il regista non è tanto il racconto che pure nei veloci flash riesce a rappresentare il delirio umano della nostra società (toccando i temi più scottanti, violenza, emigrazione, lavoro, inettitudine delle classi di potere, e naturalmente prendendo posizione contro la produzione di carne sregolata in cui gli animali vengono trattati solo come prodotti da macello) ma la costruzione visionaria delle immagini come già era successo per Essential Killing.
Dalle sperimentazioni visive e sonore che ricordano quelle di Godfrey Reggio, all’esplosione iperrealista del rosso che tanto piace a Nicolas Winding Refn, il regista ci consegna un’opera visivamente potente e difficile da classificare. Un cinema libero di un grande autore.
Praticamente nullo il product placement a parte i mezzi di locomozione, una moto BMW e una Chrysler. Poi vi è una brand Cytrorade che pare non esistere (almeno da una ricerca su internet)…