Secondo film prodotto dal Torino Film Lab visto al Torino Film Festival 2021 ed è nuovamente una lieta sorpresa. L’esordiente italiana Laura Samani ci consegna, dopo aver ottenuto premi in vari altri festival internazionali, un’opera interessante esteticamente e tecnicamente.
Il film è in pratica un roadmovie che si svolge agli inizi del Novecento e che vede una madre a cui è nata una figlia morta avviarsi tra i monti friulani con la piccola bara sulle spalle per raggiungere un isolato santuario dove si dice che i bambini morti possono essere riportati in vita almeno per il tempo di permettere alle madri di dar loro un nome e di salvarli dal Limbo a cui sono destinati perché nati morti. Durante il viaggio incontrerà briganti, una comunità che la vorrebbe costringere ad utilizzare il proprio latte per far da balia a bimbi ricchi e, soprattutto, Lince, una ragazza fuggita dai monti e dai genitori e che si fa ambiguamente passare per uomo. Tra le due si instaura un rapporto se non di vera amicizia, molto umano…
Quasi dreyeriano nel suo approccio, il film della Samani fa parte di quei film “materici” in cui fotografia, ambientazione e interpretazione sono curati per fare vero cinema pittorico e carnale, quello che fino a qualche anno fa apparteneva solo ad una schiera di pochi autori emarginati (Paolo Benvenuti, Silvano Agosti) e che invece in questi ultimi anni si sta espandendo a più giovani registi che potrebbero dar vita finalmente ad una vera nouvelle vague italiana.
Nessun product placement, va da sé.
Voto 7