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CINEMA
28 Marzo 2025 - 16:55

DIARIO VISIVO (Alexis Damianos)

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I tre lungometraggi di Alexis Damianos
DIARIO VISIVO (Alexis Damianos)

C’era un tempo, non molti anni fa, in cui Rai Tre tramite Fuoriorario del mai troppo lodato Enrico Ghezzi, ci presentava gioiellini semisconosciuti di cinematografie poco frequentate. Purtroppo ultimamente queste opere sono sempre più rare anche in quella rubrica che continua tutt’ora ma per lo più ripropone cose già proposte o recuperi di materiali di archivio di registi italiani sottovalutati (sempre di qualità e di interesse cinefilo assoluto s’intende). Vi fu un tempo in cui vennero presentate le tre opere di un grandissimo regista misconosciuto; dalla Grecia Alexis Damianos ci ha regalato un cinema “indecidibile, continuamente attraversato da pulsioni e passioni” (Enrico Ghezzi) distillando tre opere in trent’anni, lui che, nato nel 1921, ha esordito nel 1966 con …mehri to ploio (Raggiungere la nave). Il film in un bianco e nero denso in contrasto con le assolate e desertiche lande della parte interna della Grecia, è praticamente diviso in tre parti unite tra loro dalla presenza del protagonista Antonis Niakas (lo stesso Damianos dal volto rugoso come scolpito dal vento). Nella prima parte lavora in un agglomerato disperso nel nulla come fabbro insieme ad un amico fraterno con cui da dieci anni cerca di metter via quel poco che arriva da una non certo fiorente committenza; il connubio tra i due fatto di faticoso lavoro, sudore, solidarietà e povertà (giusto pane e formaggio per cena) viene rotto dall’arrivo di una ragazza che la madre di Antonis (che l’aveva accolta in casa), defunta, gli ha lasciato in eredità. La giovinezza, la carineria e lo spirito gioviale di questa fanno innamorare Antonis e scatenano una passione animalesca nell’altro uomo (che di donne in quel posto ne deve aver frequentate poche) fino ad una violenza carnale che rompe il sodalizio maschile. Antonis se ne va promettendo alla ragazza di tornare per sposarla e portarla con lui in Australia. Nel secondo episodio vi è l’avvicinamento di un Antonis viandante verso il porto dove deve organizzare il viaggio, sulla strada incontra però Nanota, donna selvatica e piena di sensualità che i suoi parenti non riescono a domare, con cui fa sesso istintivo e passionale già dimentico della ragazza lasciata al paese, prima che questa fugga con un giovane motociclista destinata ad un futuro da prostituta. La fase finale vede il nostro giungere nella periferia di una città accolto, senza un soldo, da una coppia di mezza età. Seguiamo la rottura del rapporto di coppia con lei ormai bruttina e agé che viene rifiutata dal marito che si “vergogna di vivere con lei”. E’ la parte più dolorosa da seguire con la donna che si umilia davanti al suo uomo pur di non farlo andar via. Finirà che le due solitudini, di Antonis e di questa donna, si uniranno (“siamo entrambi soli, allora cosa facciamo”?) per prendere la nave e andarsene in Australia. Film che presenta tre donne dalle diverse personalità e le difficolta di un uomo nei confronti di esse, un film potente, passionale e impietoso. Unico product placement il dado maggi (voto 7+)

“Damianos, attore e immenso regista di pochissimi film (tre, oltre a una serie tv) gira un dramma sociale che annienta la mitologia bellica, portando alla luce di un sole crudele i limiti di società greca e pensiero borghese” con queste parole Giulio Sangiorgio in un vecchio speciale sul cinema greco apparso su FilmTv (Febbraio 2015) presenta il film Evdokia (1971) di Alexis Damianos. Un film ostico, d’amore e di violenza, di prostituzione fisica e mentale, di sopraffazione e ricerca di una libertà utopica. Due amanti, una prostituta e un soldato, ovvero due concezioni di vita e di inquadramento sociale uno opposto all’altro. Sregolata, incostante, imprevedibile, la prima; rigida, regolata e obbediente la seconda. Però dentro le convenzioni e le figure sociali ci stanno due anime, due persone, entrambe prese da passione. Lei ha a che fare con un protettore che non ne vuol sapere di perderla (economicamente e pare anche affettivamente); lui non riesce a starle lontano ma se ne vergogna perché non può presentarla ai compagni dell’esercito. Per capire quanto Damianos voglia far esplodere le convenzioni fa addirittura sposare i due nel rito dei riti per una coppia. Non potrà che finire male. (voto 7,5) Due product placement “di sfuggita”, una Mercedes e un’insegna di Coca Cola.

Iniohos, L’auriga (1995) è il terzo e, purtroppo, ultimo film di Alexis Damianos. Un film che attraversa il periodo 1941-1991 della storia greca attraverso gli occhi del protagonista, Iniohos appunto. Fatto prigioniero dagli invasori italiani durante la guerra, riesce a scappare e ad unirsi ai partigiani per poi trovarsi in mezzo alla “faida” del post-conflitto tra comunisti e fascisti. Un protagonista che attraversa il tempo e si lascia attraversare dal tempo. Una figura di resiliente alle circostanze, un ebreo errante che non si sa come sopravviva né come riesca a continuare a vivere in apatia in una società che non riconosce più. Anche i rapporti interpersonali col tempo si raffreddano, diventano labili, le cose gli passano accanto, i rapporti con le donne che all’inizio sono d’amore e di prospettive di un futuro, diventano rozzi, sessualmente animaleschi. I sogni e le speranze dei combattenti per la libertà annullati dalla modernità e dal liberticidio. Un film bressoniano di un regista ormai plurisettantenne e disilluso, di bellezza dolorosa. Come placement solo alcune bottiglie fra cui Johnnie Walker e Ballantines (voto 6/7)

Stefano Barbacini

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