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CINEMA
27 Novembre 2023 - 00:51

TORINO FILM FESTIVAL 2023

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Cerrar los ojos (Victor Erice, Spagna, 2023)
TORINO FILM FESTIVAL 2023

Perché Victor Erice ha lavorato così poco negli anni? Un regista di tale grandezza doveva produrre di più delle quattro meraviglie che ha sfornato in cinquant’anni di cinema (il suo esordio nel lungo è del 1973…). Sì dico quattro perché anche questo ultimo film, Cerrar los ojos (Fuori concorso al Torino Film Festival 2023) non delude. Un lungo lavoro sulla memoria, sul passato e sulla cinefilia.

L’inizio è notevolissimo con una lunga scena ambientata nel 1947 che sembra l’inpicit di un noir americano degli anni quaranta ma girato da De Oliveira! Poi capiamo che è la sequenza di un film incompiuto del protagonista di Cerrar los ojos ovvero lo scrittore e regista Miguel Garay. Il nostro è stato invitato da un programma televisivo a riesumare la pellicola girata vent’anni prima per cercare di scoprire che fine ha fatto l’attore protagonista e suo grande amico, Julio Arenas, sparito durante le riprese: morto o semplicemente scomparso? Miguel si mette ad indagare incalzato dalla giornalista televisiva e tutta la prima parte del film è un peregrinare dell’uomo nel suo passato. Reincontrerà una vecchia amante, Lola, poi amante anche dell’amico Julio, il suo montatore del tempo con cui rimembra la morte del figlio in un incidente, la figlia di Julio, Ana, per cui il padre è sempre stato assente e tutto questo lo riporterà con nostalgia e dolore agli anni duri della dittatura e a quelli più belli della sua vita artistica e del primo grande amore.

La seconda parte invece è tutta incentrata sul ritrovamento di un tizio, ricoverato senza memoria in una casa di cura per anziani, chiamato Gardel perché canta tanghi ma di cui nessuno, neppure lui, conosce l’identità. Tutto fa pensare che Gardel sia Julio…

L’intensità che Erice riesce ad ottenere dai volti degli attori e dalle sue inquadrature nei momenti importanti del film (l’incontro con Lola, l’incontro di Ana con il presunto padre, la proiezione del finale del film nel film davanti agli occhi di Gardel e tutti gli altri in un cinema ormai chiuso e riaperto per l’occasione) senza l’utilizzo di parole che in questi momenti sarebbero solo banalità, dovrebbe essere (e spero lo sia) studiata in tutte le scuole di cinema.

Il cinema come riparatore e specchio della vita. Le immagini come memoria di un passato che scorre troppo velocemente. La cinefilia dello studioso di cinema Victor Erice sta anche nelle suo costruzioni metacinematografiche che rimandano alla storia del cinema tout court. Poi ci sono anche le citazioni dirette a cui il nostro non si sottrae, ne cito due.

In una serata passata nel villaggio in cui si è ritirato a vivere assieme ad una coppia di giovani viene chiesto a Miguel di cantare My rifle, my pony and me la celebre canzone di Dean Martin e Ricky Nelson cantata in Un dollaro d’onore. In un’altra scena in cui ci si aspetta miracoli per il ritrovamento di Julio, si dichiara “non esistono più miracoli da quando Dreyer ha smesso di fare film”. (Voto 7,5)

Una citazione della rivista Interview (in realtà per parlar mare di uno dei suoi giornalisti), un Mac Apple e una Opel potrebbero essere product placement ma non ci giureremmo

STEFANO BARBACINI

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