Con Hochwald di Evi Romen, ultimo film in concorso al Torino Film Festival 2020, ci troviamo sulle Alpi austriache al confine tra Austria e Italia tanto che la città di riferimento, per gli abitanti del paese tirolese che vive di turismo, è Bolzano (raggiunta con una bidonvia).
Qui vivono due amici, Mario e Lenz, entrambi con sogni artistici, uno ha aspirazioni da ballerino, l’altro da attore. Entrambi hanno tendenze omosessuali seppur abbiano avuto esperienze eterosessuali, anche comuni… In fuga verso Roma si ritrovano coinvolti in un attentato terroristico di matrice islamica. Lenz muore e Mario invece non viene colpito. Al paese il fatto di esser sopravvissuto diventa una colpa per i genitori di Lenz principalmente, ma anche per gli altri, soprattutto quando Mario viene visto insieme ad alcuni mussulmani. Mario che ha trovato rifugio nella droga trova infatti in loro l’aiuto per uscirne e capisce che terrorismo e islamismo sono due cose diverse ma alla lunga capisce anche che la sua vita non è fatta per la religione.
Romen, il regista, ci dona la figura di uno spirito libero, sebbene frustrato dall’impossibilità di uscire dal “buco” rappresentato dal paese, magnifico per i turisti ma difficile per chi ha ambizioni. Il film, una volta che ha evaso il compito di dimostrare la differenza tra islamismo radicale e credenti pacifici, diventa un inno all’agnosticismo, Mario infatti si sentirà oppresso dalle rigide convenzioni delle due religioni, islamica e cattolica, e sceglierà di fuggire, una fuga che sa di animismo ancestrale e riconciliazione con la natura.
Le ferrovie dello stato italiane sicuramente sono il product placement più evidente del film in cui si incontrano anche BNL e una t-shirt Lotto.