Un uomo si vuole suicidare gettandosi dal Seogang Bridge, il lungo ponte che attraversa il fiume Han e che collega i distretti Mapo e Yeongdeunpo nella città di Seoul, appoggiando due dei suoi piloni sull'isola disabitata Baemseon.

L'uomo è talmente sfigato che invece di morire finisce sull'isola deserta. La prima cosa che pensa è quella di buttarsi dal più alto dei grattecieli di Yeongdeunpo  ed è seriamente intenzionato a farlo ma prima deve riuscire a tornare "sul continente" cosa che, non sapendo nuotare, avendo il cellulare Motorola scarico e passando per bontempone che saluta le navi agli occhi dei vari turisti sui battelli che passano, non è certo semplice.

Dopo il primo periodo di sconforto, il novello Robinson decide di ingegnarsi e di impossessarsi dell'isola costruendosi una casa, pescando e riuscendo pure a coltivare il grano con scene che ricordano più il film (successivo) The Martian che Cast Away (che viene "citato" nella perdita della Duck Boat, anche in questo caso product placement del Tsukseom Hangang Park, che ricorda la perdita di Wilson da parte di Chuck Noland), in pratica diventandone in poco tempo il re dell'isola.

La cosa non passa inosservata a una hikikomori che si nutre solo di piatti pronti Green Giant che, nel giorno in cui Seoul si ferma per le esercitazioni, lo scopre con la sua macchina fotografica Sony (il product placement più utile del film), decide di uscire di nascosto e comincia una strana relazione a distanza con lui, cosa che porterà dei miglioramenti nella vita di entrambi.

Pur non essendo fra i capolavori del cinema coreano degli anni 2000, Castaway on the Moon è comunque un film piacevole e in alcuni punti geniale che mixa sapientemente humor e sentimento, equilibrio non sempre facile da trovare nelle commedia asiatiche. 

Ottima scelta per le serate iorestoacasa del festival organizzato da MyMovies in collaborazione con il Far East Festival di Udine dove il film era stato proiettato nel 2010