E’ un peccato che il cinema del kazako Adilkhan Yerzhanov resti confinato ai festival cinematografici e pochi spettatori italiani possano scoprirlo. Bene hanno fatto i selezionatori del Tohorror 2024 ad inserire il suo Steppenwolf tra i film in concorso. Yerzhanov ripropone sempre il suo cinema fatto di tempi dilatati alla Sergio Leone, inquadrature alla John Ford, violenza automatica, senza empatia, umorismo straniato, personaggi di poche parole che spesso rappresentano una sentenza. Immaginario sicuramente western facilmente ricostruibile grazie alla steppa semidesertica e nebbiosa dei paesaggi del Kazakhistan.
Una donna ha perso il figlio sparito dall’altalena su cui stava giocando, un poliziotto è scampato all’assalto di una banda di assassini. I due si mettono sulle tracce del bambino e scoprono che è stato consegnato dal padre ad un bandito locale temuto da tutti. Lo stesso bandito con cui il poliziotto ha un conto aperto. La donna sembra perennemente sotto shock, infelice e stanca della vita. Lui è un cinico all’ultimo stadio “Il bene non è necessario, è inutile”. D’altronde l’unica volta che ha avuto pietà nella sua vita ci ha rimesso l’intera famiglia…
Un film durissimo, senza speranza ma con un’anima sotterranea, in cui Yerzhanov riesce a sfruttare gli ampi spazi con lunghe sequenze senza mai lasciarsi andare ad un aumento cinetico nonostante di ammazzamenti e sparatorie ce ne siano in buon numero. Sprazzi di visionarietà notevoli come nella sequenza finale costruita meravigliosamente con una poetica ruvida e potente. Decisamente film candidato alla vittoria del concorso. (voto 7,5)
Nessun product placement, forse la marca di un carburante (in cirillico) su un camion.