Stanno arrivando a prenderti sorellina... Inizia così il remake di Tom Savini della pellicola
The night of the living dead del '68 di George A. Romero, qui produttore. Con due fratelli, Barbara e Johnny, che stanno recandosi al cimitero a trovare la madre morta da poco (ce l'ha sempre avuta con me tanto che è arrivata a farsi seppellire a 200 miglia dal bicchiere di birra più vicino dice Johnny), e mentre viaggiano sulla loro MERCEDES verso il luogo dove le spoglie della madre dovrebbero (dovrebbero...) riposare per sempre, il fratello scherza con la sorella: - stanno arrivando a prenderti Barbara... Naturalmente nel giro di pochi minuti lo scherzo si trasforma in realtà e i morti risorgono per papparsi i vivi ed il primo a diventare cibo per zombie è proprio il nostro Johnny... Da questo punto la sceneggiatura di John Russo detta gli avvenimenti e il film, a parte l'aspetto visivo, segue le vicende dei protagonisti del film del '68. Barbara (la pessima Patricia Tallman) finisce in una casa isolata di campagna dove incontra l'altro protagonista, il nero Ben interpretato in questo caso da Tony Todd, anche lui appiedato e costretto a far coppia con lei per affrontare la terribile minaccia. Nella casa appaiono poi, erano nascosti in cantina, la giovane coppia Tom e Judy e la famiglia Cooper con lo stronzissimo Tom Towles, che interpreta il marito, subito in contrasto con Ben per la leadership della compagnia, la moglie sottomessa Helen e la figlia malata Karen presto bambina-zombie. Seguiamo come nell'antesignano le vicende di questa compagnia in lotta con i morti viventi e i loro tentativi di creare un rifugio sicuro inchiodando porte e finestre e poi quelli per fuggire dalla zona cercando di trovare il carburante per ridare vita al furgone di Ben. Alla fine anche per la vigliaccheria di Cooper saranno tutti mangiati tranne Barbara, l'eroina, e lo stesso Cooper che sarà però giustiziato proprio da Barbara che gli sparerà in testa facendolo passare per zombie agli occhi della squadra di soccorso. Il finale del film, con i salvatori che nell'accampamento in cui si trovano fanno rodei con gli zombie catturati e li appendono agli alberi per divertimento e con la nostra Tallman che mormora “ora siamo noi come loro e loro come noi”, è sicuramente farina del sacco di Romero che riproporrà il tema frequentemente nelle sue
opere recenti. Infatti la cattiveria gratuita dei “buoni vincitori” sui cattivi (che in realtà lo erano “incolpevolmente” perchè costretti da un virus o semplicemente da bisogno di sopravvivenza) è tratto portante di tutta la poetica/politica romeriana. Cooper beve una lattina di STONE BEER che è anche la marca di birra che ha sul petto il capo del gruppo di salvataggio alla fine del film.