Villaggio periferico della Cina in un’epoca storica che potrebbero essere i tardi cinquanta o i primi sessanta (comunque dopo l’uscita de “I 400 colpi” di Truffaut e “Le notti di Cabiria” di Fellini proiettati nel cinema del paese, e anche il Presley di One night with you appartiene a quegli anni) anche se l’unico product placement del film, il pick-up JMC non può che essere della fine dei sessanta, inizi settanta (probabilmente alla regista non interessava collocare il film in una datazione precisa ma in generale rievocare un passato che non è più). La tenace e brava Wang Jing col suo secondo film Changfeng town presentato al Far East Film Festival Online Edition 2020 rievoca con nostalgia una Cina che fu; utilizzando come guida un gruppo di ragazzini e la loro formazione verso l’adolescenza (è lasciata alla voce narrante fuori campo di uno di loro la sottolineatura poetica alla Tonino Guerra) ci racconta in vari capitoli mettendo a fuoco di volta in volta episodi della vita di alcuni abitanti (il teppistello Testarossa, il dentista del paese, le madri che cuciono e spettegolano, il vecchio “muto” e la sua nipote che causa scandalo facendo innamorare Xi-shian il quale ha il debole per le donne, la bella del paese bramata da Testarossa ma innamorata del giovane giornalista che poi se ne andrà ecc.) ritornando anche sui suoi passi temporalmente per riprendere storie sospese.

La ragazza alla regia ci sa fare e si vede che ha imparato dai maestri Feng Xiaogang e Hou Hsia-hsian e in generale mette in mostra una cinefilia notevole esplicitata con i vari spezzoni di film che si vedono proiettati al cinema, nodo centrale del paese (sentori di Nuovo Cinema Paradiso…). Si ama, si muore, si sopravvive, ci si annoia, si sogna. “Sarebbe un maggio perfetto se non ci fossero tutti quei topi”. Il paese ne è infestato e ciò è motivo di inquietudine e precarietà in attesa che arrivi il pifferaio magico…

Voto Barbacini: 7

Voto Corti: 7+