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CINEMA
26 Giugno 2011 - 23:10

DOCUMENTARI DALLA RUSSIA

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Si conclude la MOSTRA DEL NUOVO CINEMA DI PESARO
DOCUMENTARI DALLA RUSSIA

Veloce carrellata sugli interessantissimi documentari russi che in una settimana di proiezioni alla Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ci hanno mostrato vari aspetti della società in Russia.

BLOKADA di Sergej Loznica. Vengono presentate immagini prese durante l’assedio di Leningrado della seconda guerra mondiale. Bombardamenti, cadaveri di donne e bambini, corse per salvare i propri beni, militari che si organizzano. L’intervento del regista è sul sonoro per aggiungere i rumori d’ambiente e rendere realistico l’orrore dello scoppio di una bomba così come i passi sulla neve.

SVYATO di Viktor Kosakovskij è una divertente osservazione della camera sugli effetti del riflesso in uno specchio di se stessa di una bambina. Il regista osserva lo straniamento del soggetto nei confronti del proprio “doppio”. Nel finale vi è anche un divertito intervento “artificiale” di Kosakovskij che fa scombinare il riflesso di un uomo sull’acqua con il soggetto stesso. Il riflesso è costretto a rincorrere il reale!

TISE!/HUSH! – Viktor Kosakovskij. Divertentissimo montaggio di immagini rubate dalla finestra di casa dal regista a dimostrazione che la mera osservazione della vita che scorre sotto i nostri occhi spesso presenta avvenimenti più interessanti di una sceneggiatura studiata per anni.

MAT’/THE MOTHER di Antoine Cattin e Pavel Kostomarov fa parte di questa categoria dandoci una immagine completa dell’esistenza di una madre russa che vive in un Kolkhoz nella immensa e sperduta campagna. Scopriremo le difficoltà nel far crescere ben 9 figli avuti da vari mariti e scopriremo che fin da bambina ha subito sevizie dai parenti per poi essere venduta ad un uomo rozzo e violento per una bottiglia di vodka dalla propria madre a soli 14 anni. Toccante e desolante ritratto di una comunità in cui le donne devono faticare per sopravvivere al posto di uomini sempre ubriachi e tanto inutili quanto violenti.

TRANSFORMATOR e MIRNAJA ZIZN’ di Antoine Cattin e Pavel Kostomarov. Continua lo sguardo dei due registi a cui il festival ha dedicato un omaggio su persone reali russe. Nel primo il protagonista del documentario è costretto a passare quattro mesi a far la guardia ad un trasformatore immobilizzato nel nulla causa un incidente. La ditta produttrice del trasformatore è SEUMERSTEEL. Nel secondo la videocamera segue le vite di un manipolo di russi in procinto di partire per la guerra cecena e di un paio di ceceni rifugiati in Russia. Situazioni di normale esistenza ai limiti che registra tensioni e tristezze. Uno dei protagonisti indossa cuffia REEBOK ed un altro un giubbotto NIKE.

JA TEBJA LJUBLJU/I LOVE YOU di Pavel Kostomarov e Aleksandr Rastorguev. Interessantissimo excursus su un gruppo di giovani di cui vengono seguite le esperienze amorose mostrando una confusione di fondo dovuta alla situazione di precarietà economica e alla universale dicotomia sesso/amore. Molte le marche presenti tra t-shirt ADIDAS, cappellini NEW ERA dei NY, JACK DANIEL’S e PEPSI tra le bevande. Citato come possibile posto di lavoro MC DONALD’S

KANIKULY di Marina Razbezkina, riprende l’inverno passato all’interno di una famiglia di etnia Masni in Siberia. La regista non deve metterci troppo sforzo per restituirci immagini stupende di una vita tanto dura quanto poetica soprattutto per i paonazzi corpi di vecchi e bambini, questi ultimi sembrano dei veri bambolotti con cui giocare. Bastano quei metri di neve che seppelliscono la casa e quelle tormente che scuotono gli alberi della foresta a riempirci di meraviglia. Per dimostrare che la COCA COLA arriva veramente dappertutto su una parete della casa-rifugio appare un poster del marchio più famoso al mondo.

WILD WILD BEACH – Aleksandr Rastorguev. Gioiello di crudeltà girato, stavolta da solo, dall’interessantissimo regista Aleksandr Rastorguev. Osservando un’estate sul Mar Morto tra russi in villeggiatura, carnaio di grassi corpi arroventati dal sole, concentra il suo sguardo su alcuni personaggi che rappresentano una fauna umana piuttosto rappresentativa della ferocia e della stupidità umana. Un ambulante che fa soldi sfruttando una povera cammella sulla cui schiena vengono fatti salire turisti vogliosi di foto esotiche, un giovane politico, tamarro e obeso, con buone possibilità di diventare deputato (aspira addirittura al ministero dell’agricoltura “so cosa mangiano i maiali”) e sempre alla ricerca di avventure sessuali facilitate dal potere che rappresenta, una grassa e orma anziana “carampana” (si crede ancora una gran figa, ci fa vedere tette e chiappone) ubriacona e maltrattata dal marito, un matrimonio tra una giovane e un nano prestigiatore. Addirittura sulla spiaggia ad un certo punto arriva Putin. Il regista ha l’obbiettivo di mostrare l’aberrazione del potere allestendo una galleria di patetici mostri che ricordano i soggetti rappresentati nei documentari di Ulrich Seidl. L’evidente scritta DIROL su di un ombrellone apre una carrellata di brand che comprendono il telefonino NOKIA del politico, una macchina fotografica CANON, una videocamera JVC, le solite tute ADIDAS e scarpe NIKE.

Stefano Barbacini

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