Eun-jin è una ragazza sfigata che non riesce ad avere un ragazzo normale, nel senso che tutte le sue storie sembrano nascere molto bene, per poi finire miseramente per le scuse più disparate.
Una sera, dopo l’ennesimo fallimento amoroso, si trova a condividere il taxi con un ragazzo carino che, capendo la situazione, non approfitta limitandosi a portarla a casa ed accudirla.
Il giorno dopo i due si rivedono e nasce una storia che sembrerebbe dover andare nei migliore dei modi. Finalmente Eun-jin ha trovato l’uomo migliore della sua vita, ma, un giorno, controllandogli il cellulare scopre un messaggio d’amore che non dovrebbe esserci. Con l’aiuto di un’amica poliziotta indaga sia con i metodi della polizia che con Google scoprendo così un’altra realtà.
Presentato al Far East Film Festival di Udine My Ordinary Love Story parte come una commedia pulp surreale per poi deviare nella seconda parte in un thriller (quasi) inquietante. Lee Know mescola perfettamente i generi (compreso l’animazione molto grezza) per narrare una favola nera che sa attirare l’attenzione dello spettatore. Fra product placement azzeccati presenti, oltre a Naver, usato anche dalla polizia, Coca-Cola e l’abbigliamento Hermes che servirà nella ricerca degli indizi