Claudio è uno stimato avvocato di Buenos Aires che una sera si trova a mangiare in un ristorante di lusso (le bottiglie di Pepsi-Cola ai tavoli sono fra i pochi product placement presenti). Sta aspettando la moglie quando uno straniero che sta aspettando il posto comincia ad insultarlo. A sua volta l'avvocato lo attacca. Lo straniero se ne va e lui aspetta la moglie.
Una volta finita la cena, mentre stanno tornando a casa, i due vengono attaccati dallo straniero. L'avvocato lo uccide e nasconde il suo corpo nel deserto (attenzione, non è uno spoiler. la scena con il morto nel deserto è disegnata sul manifesto originale del film).
Da quel momento le cose cominceranno a complicarsi fra un cliente/amico che gli propone un affare losco riguardo una villa abbandonata ed un detective cileno che collabora con le autorità argentine sulla scomparsa dello straniero.
Rojo del regista argentino Benjamin Naishtat che avevamo già apprezzato a Torino con Historia del Miedo, è un thriller che parte molto bene con stile e riferimenti al poliziesco anni '70 (così come da noi Non ci resta che il crimine), ma che poi si perde per strada diventando un thriller normale nonostante il vantaggio del clima soffocante e degli scenari desertici che di solito aiutano in tal senso.
Un altro punto di forza poteva essere l'ambientazione temporale prima del colpo di stato del 1976 che lo accomuna ad altri film come la isla minima o Memories of Murdes, ma anche in questo caso non riesce a raggiungere il livello dei suo predeccessori. Comunque nel complesso il film regge bene e anche gli attori, nonostante alcune pecche di sceneggiatura, reggono bene.