Due attrici. Tre personaggi. Una foresta.
Per la prima mezzora nel film Nothing or everything, della sudcoreana Gyeol Kim giunta al Torino Film Festival 2018 per presentare personalmente la sua opera, la macchina a mano segue due ragazze in una lunga, interminabile camminata affannosa all'interno della foresta per raggiungere il luogo in cui si è suicidata la sorella di una delle due. Nessun dialogo.
Poi suicidio e morte vengono rappresentati con spietata e quasi insostenibile attenzione. Le sopravvissute devono coè convivere con il malessere fisico, con il dolore e con il senso di colpa.
Il film è estremo nella sua semplicità e di un'intensità rara nella sua schematicità. Dialoghi rarefatti, niente colonna sonora, solo il rumore del bosco e degli animali che immaginiamo e che diventano specchio dell'inconscio delle protagoniste. Macchina sempre addosso alle attrici mentre la natura alle spalle fa da substrato psicologico. Sperimentalismo che ricorda i film più estremi di Van Sant con la sensibilità del cinema minimalista di Naomi Kawase.
Opera interessante ma ostica assai.
Niente product placement.