Sceneries of new beginning, che abbiamo visto al Torino Film Festival 2013, si inserisce in quella corrente del cinema giapponese che indaga l’alienazione della vita quotidiana nel paese del Sol Levante con una regia che si adegua ai ritmi che questa alienazione comporta.
Ripetizione di scene sempre uguali, pochi dialoghi, un lento scorrere di sequenze fisse che altro non fanno se non riproporre gesti quotidiani. Ne abbiamo visti frequentando i festival vari esempi.
“Sceneries…” ha in più un curioso parallelismo con l’Oblomov di Goncarov/Michalkov. Infatti il protagonista (il film mostra sullo schermo solo due personaggi nella stessa casa: una giovane coppia sposata) ad un tratto non riesce più ad affrontare il routinario lavoro e dopo la solita colazione di cui ringrazia quotidianamente la moglie e il solito lavaggio di denti non riesce proprio a far altro che starsene seduto al tavolo a meditare o a guardare fuori dalla finestra verso chissà quale orizzonte.
Ne noi spettatori ne la paziente e carinissima compagna riescono a capire motivazioni ed eventuali aspirazioni dell’uomo che si trascina nell’inattività più assoluta.
Il film con un andamento lento e volutamente noioso riesce a crearci un malessere per la capacità di metterci di fronte al mal di vivere che quotidianamente cerchiamo di sfuggire.
Poco il product placement e tutto concentrato nelle uniche due scene girate al di fuori del piccolo appartamento dei coniugi: dentro ad un bar appaiono chiaramente bottiglie di CAMPARI e WILD TURKEY mentre in un supermercato molti prodotti ahimé in ideogrammi giapponesi.