Nella retrospettiva dedicata al cinema fantastico giapponese del Far East Festival di Udine 2016, vi è una mini personale dell'anziano (ma ancora in gamba come ci ha dimostrato lui stesso, presente al festival) regista Nobuhiko Obayashi.
I suoi film sono in qualche modo un'esperienza, coloratissimi ma con alcuni pezzi in bianco e nero quando questo non si mischia con il colore, con sovraimpressioni ardite, momenti musical alla Busby Berkeley versione j-pop, animazione, split screen... Tutto ciò può essere visto come sperimentazione o kitsch, secondo la sensibilità di chi guarda.
Sicuramente sono divertenti anche se un po' sciocchi, ambientati in milieu studenteschi con inserti fantascientifici decisamente improbabili.
The girl who leapt through time racconta a grandi linee quello che dice il titolo. La protagonista è una studentessa che un giorno, incaricata di chiudere a chiave il laboratorio di chimica, ha un incidente e respira un elemento chimico dal sapore di lavanda. Da quel momento la sua vita cambia. Riesce a percepire avvenimenti del prossimo futuro, si ritrova a rivivere due volte lo stesso giorno, avvenimenti del passato non sono più come se li ricordava.
Insomma si trova "a saltellare attraverso il tempo" fino alla spiegazione finale di sapore extraterrestre.
Versione anni '80 con gusto del tutto giapponese dei fantascientifici americani di serie B (o Z se preferite)