SONG OF SILENCE – Chen Zhuo (2012)
Presentata al Far East Film Festival 2012 il cinese ‘Song of silence’, storia di un’adolescente sordomuta, Jing, con genitori divorziati che si ritrova a vivere col padre dopo aver rifiutato il di restare a casa della madre quando questa si è trovata un nuovo compagno.
Il padre, poliziotto con poco tempo da dedicarle, a sua volta conosce la giovane Mei, cantante squattrinata perennemente in lite con la propria madre giocatrice accanita, e la mette incinta. Si viene a formare così una strana nuova famiglia composta dal padre e dalla nuova compagna a far da madre-sorella alla poco più giovane Jing.
Jing si ritrova in una situazione che rifiuta ribellandosi alla sua situazione di esclusa senza affetti con atti destabilizzanti come uccidendo, ad esempio, tutti i pesci rossi dell’acquario di casa, rompendo cose e rendendo insopportabile la vita a Mei. Poi però le due ragazze capiscono di avere qualcosa in comune, una rabbia dovuta all’assenza di genitori che, probabilmente non solo per colpa loro, non sono capaci di gestire le loro vite. Nasce una solidarietà che porta le giovani ad avvicinarsi e arrivare a sfiorare una sensazione di felicità, ma restare sereni a lungo nella Cina del passaggio dal rurale all’esplosione delle città ultramoderne non è semplice e un paio di eventi drammatici (l’aborto di Mei e la scoperta di una relazione incestuosa tra Jing e lo zio prima di andare a vivere col padre) trascineranno gli eventi verso una deriva sentimentale e umana.
Chen Zhuo, il regista, ha buona mano ed interessanti visioni poetiche, dà un ritmo lento ma non noioso al film che però avrebbe tratto giovamento da un girato in pellicola. Il video utilizzato per le riprese non è di qualità eccezionale e ha notevoli limiti nei momenti di azione.
Il film comincia con Jing che cammina lungo i binari della ferrovia calzando vecchie NIKE , il gruppo di Mei suona con tastiere YAMAHA, un ragazzo si aggira in appartamento indossando mutande CALVIN KLEIN, tutti fumano incessantemente, in particolare MARLBORO, si telefona con BLACKBERRY e si beve COCA COLA. Non male per un film sottocosto se il regista è stato bravo ad ottenere riscontro da tutto questo product placement!