Alieni, navi da guerra, colonnelli, capitani, bombe, – PUM -, nerd dalla montatura nera che si improvvisano eroi dalle mille guerre. Ecco. Io amo i film americani. Amo le loro americanate che ti fanno sentire invincibile. Amo il loro patriottismo che rende così trash e surreale qualsiasi film che parla di battaglie perse ma guerre vinte.
Loro amano far morire i loro uomini in nave o sugli aerei, amano rendere il primo sfigato che trovano, un grande eroe, degno della stella argento.
Con queste poche righe potrei dire di avervi riassunto il film Battleship. Ma voglio dirvi di più. Il fratello minore, Alex Hopper, maldestro e fannullone, viene convinto da Stone Hopper suo fratello maggiore ad arruolarsi nella marina dopo aver combinato l’ennesimo disastro per le strade della California. Alex Hopper innamorato della figlia dell’ammiraglio Shane sta per essere espulso dalla marina dopo aver “gonfiato di botte” Nagata, capitano dell’armata giapponese quando gli alieni piombano sulla terra per renderlo un eroe.
Che strano!
Incastrati in un campo magnetico creato dall’ammiraglia aliena, Alex è costretto a prendere il comando delle navi rimaste all’interno di tale bolla dopo che il fratello cade in battaglia sotto il fuoco nemico. Alex e Nagata si ritroveranno da nemici ad amici, comandanti della stessa nave, adottando tecniche del libro di Sun Tzu “L’arte della guerra”. Citazione molto apprezzata, soprattutto per un’appassionata di strategia militare come me.
E fu così che i marinai americani, dissetati da Coca-Cola Zero, vinsero la guerra grazie a scarpe Nike e tre Jeep in dotazioni agli sceriffi della costa.
Un product placement molto scarno ma ben identificabile. Nonostante tutto, un film coinvolgente alla TOP GUN, con Rihanna in versione bad girl; patriottico alla Pearl Harbour; fantascientifico alla Transformer; esagerato alla Mission Impossible.
Viva l’America.
Stay tuned and enjoy our product placement!