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CINEMA
25 Febbraio 2024 - 20:09

DIARIO VISIVO

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Un Vertov ricostruito, erotismo precode, un horror tai e Sorelle mai su Raiplay
DIARIO VISIVO

Bobbio è la cittadina in provincia di Piacenza in cui è cresciuto Marco Bellocchio e con Bobbio il regista ha sempre mantenuto un legame con corrispondenza di rispetto reciproco. Qui tra il 1999 e il 2008 ha tenuto corsi di cinema che hanno portato a girare nel circondario vari segmenti cinematografici molto liberi che messi assieme hanno poi portato alla nascita di Sorelle Mai, film che nel 2010 è uscito nei cinema italiani. Utilizzando come attori famigliari e amici (Gianni Schicchi attore ora scomparso di Bobbio, Donatella Finocchiaro, Alba Rohrwacher) e recuperando materiali d’archivio tratti da suoi film, Bellocchio completa un collage tra lo sperimentale, il filmino famigliare, l’autofiction e il cinema-teatro. Imbastisce una trama esile e difficile da governare nel passaggio degli anni (ritratto di una famiglia governata da due sorelle anziane che accudiscono la figlia di Sara (la Finocchiaro), Elena (Elena Bellocchio), mentre la madre tenta il successo nella grande città (Milano) come attrice. Vi è anche il fratello di Sara (Piergiorgio Bellocchio), regista piuttosto frustrato e arrabbiato e l’amico di famiglia e amministratore dei loro averi (Gianni Schicchi), mentre il tempo passa tra matrimoni, funerali, problemi personali e compravendita di immobili e cappelle mortuarie. Ma quel che importa è la rinnovata voglia di Bellocchio di lavorare sulle immagini, di fare cinema con niente. Bellocchio è il tipico regista che potrebbe rendere interessante riprendere le pagine dell’elenco telefonico… (voto 6,5). Essendo ambientato in periodo pre-smartphone, nel film appaiono le marche più importanti di quel periodo, Nokia e Motorola, mentre Piergiorgio Bellocchio indossa Lacoste.

Home for rent (2023) di Sophon Sakdaphisit non è il “solito” film horror di fantasmi e presenze sovrannaturali tailandese. Non che di fantasmi (di bambini, tipicamente orientale) non ce ne siano, anzi, ce ne sono ben due, ma mentre la prima parte del film è decisamente “classica” in questo senso ma con un andamento serrato e “pauroso” non impersonale (una coppia con bambina di sette anni decide di affittare una delle due case che possiede a due inquietanti donne, più streghe che non dottoresse come si presentano; il marito sembra da loro soggiogato e comincia a fare strani riti e le prime apparizioni di corvi/spiriti e di una bambina fantasma avvengono sulla terrazza di un condominio), la seconda e la terza parte in cui il film è diviso temporalmente, svela e spiega gli avvenimenti a cui abbiamo assistito da due punti diversi, quelli del marito e quello delle megere. L’interesse del film sta proprio in questo, non che l’espediente narrativo sia nuovo ma quello che poteva essere un convenzionale horror ben girato diventa un miscuglio di dramma famigliare, thriller e incubi dovuti all’elaborazione del lutto che porta a “giocarsi” la partita di chi deve impossessarsi del corpo della povera figlioletta della coppia. Appassionati del genere possono recuperare il film su Netflix. (Voto 6,5) Mitsubishi e Toyota e i prodotti Apple come product placement.

Altro film della collezione DVD Forbidden Hollywood (TMC Archives) che mi sono guardato con gusto è A free soul (titolo italiano Io amo del 1931) con una fantastica Norma Shearer, forse nel suo film più erotico. Siamo ancora nel periodo prima del codice Hays e quindi la narrazione è più libera e i vestiti più scollati e l’erotismo più esplicito. La Shearer, che interpreta una donna molto libera sessualmente fino a cedersi ad un farabutto mezzo mafioso (ma ha il fascino dell’interprete Clark Gable…), indossa vestiti di alta moda appariscenti, recita con pose da sciantosa memore delle dive del muto (quale in effetti è stata senza però subire il contraccolpo del passaggio al sonoro) e mostra curve e seni solo fasciati da leggera seta. Ha la croce di un padre amatissimo ma alcolista cronico (Lionel Barrymore) e di una famiglia snob e molto moralista che la rigetta dopo che ha rifiutato il matrimonio con Leslie Howard, buon partito. Rischierà di finire male perché l’amante farabutto si dimostrerà tale, e anche brutale. Howard lo ucciderà per salvare la sua reputazione. Il padre ripescato da un coma etilico si ricorderà di essere un grande avvocato e nell’ultimo atto della sua vita si prenderà tutte le colpe in tribunale facendo scagionare l’omicida. Riappacificazione finale con perdono della donna per il grave peccato di aver fatto sesso per mesi con il delinquente (va bene la libertà di espressione ma senza esagerare contro la “morale”). Clarence Brown gira solido e con qualche guizzo di raffinatezza, il resto lo fa il costumista della Shearer. “Dal romanzo di Adela Rogers St. Johns (…) E’ interessante per l’esplicita carica sessuale delle scene tra Gable e Shearer” (dal Morandini, 2 asterischi). “E’ un melodramma inevitabilmente datato ma interessante per l’esplicita carica sessuale delle scene a due e per la famosa arringa finale con cui Barrymore vinse l’Oscar” (dal Mereghetti, 2 asterischi e mezzo)

Istoriya grazhdanskoy voyny (1918-2021) Storia della guerra civile è un film perduto di Dziga Vertov che Nikolai Izvolov ha ricostruito come già aveva fatto con L’anniversario della Rivoluzione sempre di Vertov e che è stato proiettato anche da Fuori Orario qualche tempo fa. Si tratta di film con immagini d’archivio che Izvolov, aiutandosi con scritti ritrovati sulla realizzazione degli stessi, ha ricostruito andando a recuperare quelle stesse immagini. Nel caso della Storia della guerra civile il montaggio riguarda gli eventi del 1918-1919 quando la rivoluzione di Lenin e Trotski fa i conti con la controrivoluzione dei bianchi. “Risponderemo al terrore bianco con il terrore rosso della rivoluzione” grida (per modo di dire) Trotsky tramite una didascalia del film. Immagini di distruzione, di prigionieri e di eserciti. Stranamente sono poche le sequenze dedicate a vere e proprie battaglie, invece si nota come la rivoluzione abbia letteralmente mosso gli uomini. Treni, navi, carri tirati da cavalli e cammelli, mezzi corazzati ma soprattutto gruppi di soldati che corrono, si raggruppano, camminano. Un instancabile trasferimento che si ferma solamente con la distruzione delle bombe, delle cannonate, dei sabotaggi. Il documentario d’archivio è storicamente importante perché raccoglie i volti, più che gli avvenimenti, dei protagonisti di quel momento cardine della storia Russa. La ricostruzione è di 1 ora e 30 di filmati, pare che l’originale arrivasse a tre ore. Il lavoro di Izvolov è comunque importante e meritorio (Voto 7 per l’importanza storica)

STEFANO BARBACINI

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