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CINEMA
24 Agosto 2024 - 12:06

DIARIO VISIVO (Tre horror del 2018)

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Luciferina; He's out there; Apostolo
DIARIO VISIVO (Tre horror del 2018)

Con quel titolo lì, Luciferina (2018) chi ha vissuto gli anni dei fumetti erotici si immagina qualche turbamento ricordando Lucifera disegnata anche dal geniale Leone Frollo, e comunque si aspetta un film che abbia atmosfere da comic book tipo Vampirella e co. Invece il regista argentino Gonzalo Calzada si prende decisamente sul serio (troppo) in questa sua opera che è un patchwork di esorcismo, sciamanismo e riti satanici. Una novizia vergine e morigerata deve tornare a casa per la morte della madre. Lì trova il padre in pessime condizioni, infermo con un’infermiera che lo cura e la sorella tossica contornata da amici non particolarmente simpatici, chi violento, chi disturbato. La sorella le dice che è sicura che il padre conservi un segreto nel passato che vuole scoprire. Per farlo tutti si recano su un’isola dove si trova un convento abbandonato per incontrare uno sciamano per un rito propiziatorio allo svelamento della verità. Verità che arriverà terribile e demoniaca. Il regista costruisce un complicato castello di carta probabilmente solo per arrivare al clou, la scena finale, lunga una decina di minuti, in cui la “virginale” Sofia Del Tuffo, l’attrice protagonista, si scatena in un amplesso prolungato e piuttosto esplicito fornicando con il diavolo. Il resto è un trascinarsi lungamente (il film rasenta le due ore) verso questo apice tralasciando di dare sostanza ai vari personaggi (amici e sciamani che vengono presto liquidati dal film) per lasciare spazio ai soliti riti esorcistici con i cerchi di sale e le croci come arma. Insomma piuttosto noioso e non ben costruito, con tanti clichè e l’inaspettato erotismo finale. (voto 5-)

Non è semplice costruire uno slasher oggi senza cadere nelle convenzioni del genere ed un film che comincia con una famigliola (madre e due bambine, il padre in viaggio arriverà poi) che va in vacanza in una casa in un bosco e che viene assediata da un assassino che sembra un clone di Jason che ha un passato drammatico vissuto all’interno di quella dimora non lascia presagire grandi originalità. Su Dailymotion in una versione HD in originale inglese (ma anche se non capite bene la lingua non è che perderete molto della trama) trovate He’s out there (2018) di Dennis Iliadis, il regista del remake de L’ultima casa a sinistra (2009), che qui misteriosamente (non era soddisfatto del film? problemi dovuti al cambio di casa di distribuzione?) utilizza lo pseudonimo di Quinn Lasher (!?). Dategli un’occhiata solo se volete rivedere sempre il solito tipo di film, infatti a parte la buona recitazione di Yvonne Strahosky (che ha sulle spalle praticamente l’intero film) e delle due bambine (vere sorelle nella vita) e qualche tentativo scenografico da Hansel e Gretel, non lascia spazio a sorprese nonostante teoricamente ce ne siano, ma ormai se un possibile salvatore arriva sotto casa e tu non riesci ad avvertirlo perché non sei abbastanza pronta a pensare di rompere il vetro della finestra (eh sì…) se poi dietro le spalle arriva il killer che ti accétta non è proprio impossibile da anticipare, come anche se arriva il papà che dovrebbe salvare la situazione… beh insomma non ve lo dico ma potete arrivarci. C’è anche il sorpresone finale che ormai essendo uguale a tutti i “sopresoni” finali dei film horror dozzinali è quasi irritante. In definitiva solo per chi non si è già visto decine di slasher nella sua vita da spettatore cinematografico. (voto 5) Product placement per i cellulari Sony, belli ma… inutili…

Gareth Evans dopo il dittico di The raid che lo ha consacrato come regista action, cambia genere e sforna il folk-horror-movie Apostolo (2018), lo trovate su Netflix, con cui anticipa il “revival” di questo genere che ha trovato poi in Midsommar il capitolo più riuscito. Apostolo ha parecchie similitudini con il film di Ari Aster per atmosfere e richiami al The Wicker man del 1973 (poi “remakeato” nel 2006) e per quel connubio di corpi e natura che da tempo è frequentato dal cinema horror e non solo. Un rampollo di una ricca famiglia ritorna a casa dopo averne passate di ogni (ci verranno raccontate parzialmente dopo) e viene mandato dal padre a cercare di recuperare la sorella rapita, a scopo di riscatto, da una setta religiosa che ha base su un’isola dispersa in mari lontani. La setta è molto chiusa in se stessa e teoricamente autosufficiente in nome dell’indipendenza e della solidarietà tra i membri. In realtà vi avvengono atti di violenza e sottomissione propinati dagli uomini di Malcom, il “profeta” che decide vita e morte di tutti. L’indagine del nostro per ritrovare la sorella lo porterà ad infilarsi in pericolosi pertugi, a immergersi letteralmente nella merda e ad affrontare dolore fisico quando è sorpreso nel tentativo. Ma il film non è solo un thriller “in costume” violento e d’azione, infatti diventa qualcosa di più complicato ed interessante quando si apprende come il villaggio tragga la sua opulenza (ormai però passata) dall’aver catturato una specie di “dea”, tenuta segregata in una grotta. Insomma il film diventa uno strano miscuglio di fanatismo religioso, ecofantasy e horror sporco di putrefazione che si intreccia con l’oscuro passato del protagonista che pure ha a che fare con religiosi invasati e violenti. Questa linea, magistralmente portata in fondo nel capolavoro di visionarietà che è Midsommar, qui viene però ad un certo punto semplificata creando un cattivo bidimensionale che diventa il “nemico” da abbattere, con l’eroe che deve passare pene infernali per poi riuscire ad averla vinta non senza conseguenze. Ovvero diventa un film molto più standardizzato e prevedibile, peccato perché la regia vintage e di buon impatto visivo di Evans aveva fatto sperare per il meglio. (voto 6+)

STEFANO BARBACINI

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