Il Torino Film Festival 2020 contribuisce a restauro e recupero di un film praticamente inedito e meritevole di essere riscoperto. Stiamo parlando de "Il nero" di Giovanni Vento film praticamente mai visto fino ad oggi.
L'inizio è folgorante con colonna sonora jazz, una Napoli notturna di club e fermento, primi piani e atmosfera rubata ai film sperimentali di Cassavetes e all'underground americano coevo. Un bianco e nero potente, un approccio documentaristico e artistico.
Si cerca di raccontare le conseguenze del dopoguerra quando soldati americani hanno avuto rapporti con donne italiane mettendo al mondo giovani mulatti che spesso non hanno conosciuto i loro padri, o perchè sono poi morti in guerra o perchè se ne sono andati.
Sono i figli neri della "Madonna", figli abbandonati che al finire degli anni '60 sono giovani in cerca di un loro futuro e di una loro collocazione nella società italiana.
Purtroppo questo inizio non regge tutto il film che cerca di inseguire le forme più avanguardistiche del cinema del tempo, guarda a Godard e Truffaut, alle inchieste e al documentarismo di Marker trascinandosi però senza più colpire lo spettatore che tende a disinteressarsi delle vicende narrate. Restano comunque una notevole colonna sonora (tra jazz, Umiliani-style e canzoni italiane), belle sequenze evocative, una Malafemmina cantata da Laura Betti e che purtroppo una giovane Orchidea De Santis, che le dà corpo, rovina non essendo in grado di seguire in playback...
Un film sicuramente da recuperare e che merita una visione ma che non mantiene quello che promette. Un tentativo di nouvelle vague all'italiana che non riesce fino in fondo nel suo intento.
Il film è aperto dalle luminarie del liquore Strega ma sono tante le brand presenti e il product placement è vario da Coca Cola a marche alimentari le più varie, dalle palline Dunlop ad una concessionaria Simca, dalla birra Peroni alle banche, Banco di Napoli e di Roma...