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CINEMA
23 Marzo 2025 - 10:30

IL TARANTINO ITALIANO?

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La città proibita (Gabriele Mainetti, Italia, 2025)
IL TARANTINO ITALIANO?

Il cinema italiano ha trovato il suo Tarantino? Direi proprio di sì. Sicuramente abbiamo in casa un regista di film d’azione (e non solo) di livello assoluto, nulla da invidiare a maestri di altre nazioni. E’ evidente che Gabriele Mainetti di Tarantino ha la passione e la cinefilia verso il cinema di genere, quello di Hong Kong come quello della grande stagione (che grazie a lui, a Sibilia, a Sollima, a Rovere, ai Manetti sembra avere un minimo di possibilità di essere replicata) del cinema italiano degli anni ‘70/’80. Come Tarantino riesce a miscelare tutti i suoi amori cinefili, kung fu movie, film di mafia, noir, gore, sexploitation… in una storia tutta di sapore… romano.

L’amatriciana incontra i noodles cinesi in La città proibita, il terzo lungometraggio di Mainetti. Se all’inizio uno non conoscesse chi è il regista del film, potrebbe pensare di essere dentro uno dei migliori film di Jackie Chan. Una donna arriva con un carico di compagne cinesi che poi vengono fatte allineare in uno stanzone; qui viene intimato loro di spogliarsi e vengono destinate, secondo l’attrazione del loro fisico ad un bordello o ad un centro massaggi; Mei, la nostra eroina, non si spoglia e comincia a menar botte chiedendo della sorella Yun. Il film diventa un cinetico ed adrenalinico action movie a colpi di kung fu con coreografie che da tempo non vedevo così divertenti, acrobatiche e ben fatte. L’azione si svolge prima all’interno del bordello lungo scale e corridoi, poi si sposta in una cucina dove Mei si muove utilizzando pentole, olio bollente, cibi, piatti e tutto quello che trova per difendersi da bruti della sua stessa nazionalità. Come pensare che dietro tutto questo ci sia un regista italiano e non uno della grande stagione di Hong Kong? Beh ci pensa il primo personaggio che incontra la nostra in uscita dal ristorante La città proibita a farcelo capire con un “mortacci tua” che ci porta in piena romanità, quartiere Esquilino, Roma, Italia.

La nostra poi finisce in un’osteria romana gestita da Marcello (un Enrico Borello di giustezza sorprendente) e dalla madre Sabrina Ferilli, quest’ultima affranta perché il marito sessantacinquenne (Luca Zingaretti in una parte secondaria ma costante presenza in foto…) se ne è andato con una prostituta cinese! Due più due e Mei capisce che quella è sua sorella, ma la fuga dei due è finita in tragedia. Non resta che la vendetta!

Nella trama fondamentale importanza ha poi anche Annibale (Marco Giallini che sta tentando di togliere il posto a Servillo come presenzialismo nel cinema italiano) tipico romano di borgata senza scrupoli, piccolo mafiosetto usuraio e sfruttatore di immigrati che ricatta perché non hanno i documenti in regola, amico del padre di Marcello e vecchio innamorato della madre di lui. Nasce così all’interno del revenge-movie a colpi di kung fu anche l’opposizione etnica della malvivenza: banda cinese vs. italiana.

Azione, amore, melodramma, violenza, sangue, multiculturalità, modernità vs. nostalgia, musica (De André e Mina vs. rap contemporaneo) e tanto altro in questo film pieno di roba, pieno di fight in ambientazioni suggestive (cucine, ristoranti, fabbriche dismesse in mezzo al vapore, strade romane notturne). Lo spettatore si ritrova a sorridere, meravigliarsi, incazzarsi e, soprattutto, viene sollecitato ad ammirare la capacità registica di Mainetti, uno che può diventare (anzi lo è già) un grande se continueranno a dargli i soldi per far film. Uno che sa sempre dove mettere la camera e come muoverla. Che sa adattarsi all’azione come ai momenti riflessivi, come ai momenti di commedia romantica. E’ vero che i riferimenti cinematografici sono infiniti (il cinema di arti marziali, ma anche Django e Leone, Vacanze Romane e le commedie hollywoodiane, il noir di Di Leo e gli exploitation tipo Non violentate Jennifer e i revenge glamour tipo Lady Snowblood) ma il citazionismo rischia di essere limitante per descrivere il furore e la passione realizzativa di Mainetti. La sua visionarietà (una scena su tutte l’incredibile stunt woman scoperta attrice di potenza rara Yaxi Liu che nel suo vestito rosso sgambato si presenta a sfidare gli sgherri di Wang per uccidere l’assassino della sorella nel ristorante cinese: come non restare con occhi spalancati e sentire una goduria salire tra adrenalina e erotismo?) ottenuta grazie alle sue soluzioni registiche ma anche grazie al lavoro di grande valore del direttore della fotografia Paolo Carnera (ormai una certezza) e del fight coordinator Liang Yang (007 Skyfall, Deadpool & Wolverine, Mission Impossible dead reckoning…) è quella dei migliori. (voto 7,5)

Non so se nell’immersione assoluta della visione mi sono perso qualcosa ma mi sembra che, a parte una citazione per Dom Perignon, non vi sia altro product placement nel film.

Stefano Barbacini

La citta proibita

Regia: Gabriele Mainetti
Produzione: Wildside
Distribuzione: Vision Distribution
Data di uscita: 10/03/2025
Location: Roma
Brand:
Dom Perignon

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