PIETRO – Daniele Gaglianone (2010)
Pietro è un altro capitolo del nuovo romanzo del cinema italiano. Non più un romanzo di stampo etico, esistenziale o formalista ma di tipo verista con impostazione documentaristica.
Si parte dall’osservazione della vita quotidiana, dei fatti di cronaca o solamente di luoghi geografici e si racconta con pochi soldi e tra amici un insieme di emozioni e accadimenti comuni. Quando non si tratta di vero e proprio documentario o di elaborazione di immagini preesistenti si imbastisce una fiction comunque legata al linguaggio non di finzione.
Se poi si hanno idee buone e collaboratori capaci nascono prodotti interessanti come questo film di Gaglianone in cui gli attori sono tutti bravissimi nel recitare non-recitando, nel metamorfizzarsi nei panni di personaggi che sembrano realmente presi dalla strada. Soprattutto il protagonista Pietro Casella è perfetto nel passare dai ruoli di cabarettista (è un comico visto anche a Zelig) a questo dello spiantato Pietro (si è talmente immedesimato in lui da volere il nome uguale al suo).
Il regista (conosciuto principalmente per “I nostri anni” che ebbe una discreta diffusione anche televisiva una decina di anni fa) ci narra le vicende del disadattato (ma sarebbe più appropriato il termine “disallineato”) Pietro, persona timidissima e naif al punto da sembrare ritardato. Il nostro è sbeffeggiato e vessato dal fratello drogato e dall’amico spacciatore, dal “datore di lavoro” (il “lavoro” consiste nella distribuzione di volantini…) e dai passanti infastiditi dal suo volantinaggio. Sempre più emarginato, solo e non sintonizzato col resto del mondo, ha un’inaspettata svolta sentimentale nella sua vita grazie all’affetto di una ragazza che ne è in qualche modo speculare caratterialmente. Il “nuovo” Pietro non è più disposto a sopportare la sua situazione di “buffone di corte” ed esplode inaspettatamente con una reazione da cronaca nera.
Gaglianone è bravo ad accentuare il carattere da lui creato con piccoli interventi di montaggio intelligenti e non troppo invasivi, come l’alternanza di buio e visione, suono e silenzio, schegge di discronia. Insomma la capacità di mostrarci questo particolare animo umano con i mezzi puri del cinema.
Un altro piccolo capitolo del nuovo cinema italiano che ultimamente sta dimostrando di cominciare ad avere a disposizione idee e capacità, mancano purtroppo ancora soldi e coraggio produttivo e distributivo per creare opere più importanti.
Product placement che resta confinato ai ringraziamenti ad aziende e locali torinesi che hanno agevolato le riprese anche se vi è un interessante piazzamento probabilmente senza scopi di lucro da sottolineare.
Il film è infatti diviso in tanti capitoli tutti titolati. Il titolo del primo capitolo è “EMPORIO ARMANI”!