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CINEMA
22 Marzo 2011 - 15:15

BERGAMO FILM MEETING XXIX

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Bilancio di un piccolo ma ancora importante festival
BERGAMO FILM MEETING XXIX

Si è concluso il XXIX BERGAMO FILM MEETING.

Questa edizione del festival, come sempre organizzato dal gruppo di critici e collaboratori della LAB 80 che mensilmente editano anche l’importante rivista CINEFORUM, con a capo il direttore Angelo Signorelli, ha visto la presenza sulle poltrone dell’Auditorium di Piazza Libertà di una folta schiera di appassionati, vecchi cinefili e giovani studenti di cinema anche durante le proiezioni mattutine e pomeridiane.

Fare un bilancio di una rassegna cinematografica che è già un miracolo continui ad esistere (la situazione economica è disastrosa, sono praticamente azzerati i contributi statali e in tempo di crisi è quasi impossibile avere sponsor privati) non è semplice. E’ infatti troppo facile liquidare il discorso con un ‘sono passati i tempi delle grandi retrospettive che ci hanno fatto (ri)scoprire la EALING, tutto Corman, Gregory La Cava ecc.) e ci hanno presentato personali di fior d’autori nonché un concorso sempre stimolante…”. Certo, il festival non è certo uno dei più importanti d’Italia come invece lo era una quindicina d’anni fa, ma il problema economico è tutto.

Allora accontentiamoci di rassegne di film già visti, tutti regolarmente editi e quasi tutti facilmente recuperabili nei normali canali siano televisione, dvd o internet, ma comunque stimolanti soprattutto per un pubblico giovane che ha un grande bisogno di rivedere film importanti e riscoprire così le radici del grande cinema.

La rassegna Psycho thriller, ad esempio, ci presentava grandi thriller noir, pietre miliari del cinema tout court ripresentate in originale e sul grande schermo come la maggior parte degli spettatori non avevano mai visto prima (abbiamo rivisto con molto piacere film come “Sgomento” e “Presi nella morsa” di Ophuls, “Lo specchio scuro” di Siodmak, “Mi chiamo Julia Ross” di Joseph H.Lewis, “Rebecca” di Hitchcock e i miei preferiti “Phantom lady” di Siodmak e il capolavoro “Il corvo” di Clouzot) e quella che omaggiava il maestro Hitchcock le sue prime opere inglesi meritevoli di diffusione, mentre quella dedicata alla Fantascienza d’Autore ci ha permesso di riscoprire film bizzarri e a loro modo importanti (magari se ne facessero ancora così anche oggi) e diversissimi tra loro come “Barbarella”, “La decima vittima”, “Sacrificio”, “Il seme dell’uomo”, “L’uomo che fuggì dal futuro”, “Alphaville”, tra gli altri.

Decisamente interessante anche la retrospettiva sul cinema dell’Est post-caduta-del-muro. Abbiamo qui scoperto autori poco conosciuti ma non per questo meno notevoli.

Il film migliore di questa sezione ci è parso “Czesc Terezka” (Ciao, Terezka-2001) del polacco Robert Glinski. Opera di formazione con protagonista una ragazza che ha come sogno quello di lavorare nella moda. Iscrittasi ad un corso da modista (in cui vengono utilizzate macchine da cucire TEXTIMA) scoprirà ben presto che la differenza tra una sarta ed una progettista di moda è lunga e difficile. Se alla situazione della ragazzina aggiungiamo anche un padre ubriacone e violento ed un’amica falsa e foriera di cattivi consigli, capiamo quanto è difficile il passaggio dall’adolescenza all’età adulta per Tereska. Il regista non fa sconti nel raccontarci le vicende della giovane ne per quel che riguarda le prime esperienze sessuali (ruvide e non certo piacevoli), ne sul rapporto della ragazza con un infermo su sedia a rotelle (il kieslowskiano Zamachowski) sadicamente catartico per lei quanto frustrante e masochistico per lui (gli concede nulla più di un bacio per poterlo picchiare con perversa soddisfazione). COCA-COLA sull’insegna di un bar, DANIA della Danone sul tavolo di cucina, IKEA su una sporta, REEBOOK su una t-shirt e NY su un cappellino (il marchio degli Yankees ormai è da considerarsi una brand a tutti gli effetti) il product placement presente.

Questa sezione chiamata “Mondo ex” sostituisce nel festival di quest’anno quella solitamente dedicata alla personale di un autore.

A chiudere una rassegna densa di programmazioni, nonostante tutto, anche una collaterale selezione di video-documentari e il concorso.

Se proprio dobbiamo fare un appunto ai selezionatori è proprio su quest’ultima sezione. Non penso la motivazione economica sia determinante in questo caso e bisogna dire che le scelte degli ultimi anni sono per film qualitativamente non eccelsi (possiamo citare come eccezione l’opera di esordio di Diritti di qualche anno fa) ma soprattutto, al di là della qualità, poco coraggiosi ed innovativi come invece erano una volta.

A dimostrazione di ciò il film vincitore di quest’anno fa capire bene come, purtroppo, anche il gusto dei giovani cinefili si stia appiattendo verso opere in cui l’unico interesse è la narrazione (per altro scontata, piatta, vista migliaia di volte) e non l’immagine, non la ricerca come a mio modesto parere dovrebbe essere la sezione di nuovi film di un festival piccolo e non istituzionale come il Bergamo Film meeting.

Il film in questione è Hardlarz Cudow (Il venditore di miracoli-2009), anche questo di un polacco, Boleslaw Pawica. Il protagonista, un ubriacone con vocazioni da predicatore, intraprende un viaggio verso Lourdes a bordo di un CITROEN Berlingo e si ritrova sul furgone due ragazzini, immigrati illegali ceceni, intenzionati a sfruttare “il passaggio” per emigrare in Francia e raggiungere i genitori. Ovviamente all’inizio il burbero ometto farà di tutto per liberarsi dei giovani ma, altrettanto ovviamente, poi ci si affezionerà e farà di tutto per portarli a destinazione. Un film da non giudicare in termini di brutto o bello (anime “cinematograficamente semplici” possono trovare godimento nella storia piena di sentimenti ma non di sentimentalismo –e questo è un pregio-come è facile affezionarsi ai due ragazzini rappresentanti di una cultura altra e difficile per noi) ma in termini di ovvio, scontato e piatto. Si ha la sensazione di sapere sempre qualche secondo prima quello che succederà in questo racconto troppe volte raccontato.

A parte queste note negative finali, un festival comunque positivo soprattutto conoscendo le difficoltà per metterlo in piedi e un plauso a Signorelli sperando che continui ad avere la voglia di superare i continui ostacoli alla realizzazione di questo contenitore utile soprattutto per le nuove generazioni di appassionati di cinema.

Stefano Barbacini

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