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CINEMA
21 Luglio 2024 - 13:42

DIARIO VISIVO (La tecnologia e l'horror)

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Friend request; Cell; The gallows
DIARIO VISIVO (La tecnologia e l'horror)

I social con la loro invadenza nella privacy della gente sono spunto ideale per imbastire trame horror, lo sono un po’ meno esteticamente perché buona parte del film viene occupato da messaggi e schermi di computer che di cinematografico hanno poco. E’ così che addentrarsi nel mondo di Facebook e co. per raccontare di stalker fuori di testa che minacciano ragazzi e ragazze fino ad entrare nelle loro vite è facile da un punto di vista narrativo (gli spunti sono tanti e danno quel po’ di modernità ad un genere ormai saturo) ma non altrettanto da un punto di vista visivo. Friend request, la morte ha il tuo profilo (2016) ne è buon esempio. Una ragazza molto apprezzata sui social con molti amici in rete, diventa, un po’ per compassione, un po’ per curiosità, l’unica amica di una compagna di classe autoemarginatasi, molto dark e forse anche strega. Diventerà il suo incubo, peggio della persecutrice di Baby Reindeer e, quando esasperata le toglie l’amicizia e chiude i contatti con lei, quest’ultima si suicida. Ma questo è solo l’inizio perché da qualche parte dell’aldilà la nostra comincerà ad entrare nel profilo dell’ex-amica postando il video del suo suicidio facendola così passare per un hater senza cuore, mentre in quello degli amici della protagonista entra per farli impazzire e morire. Lo scopo è quello di far sentire sola la ragazza come si sentiva sola ed emarginata lei. Lo spunto iniziale poteva essere interessante per entrare nel mondo giovanile per indagare le loro psicologie, invece diventa il solito horror in cui si scoprirà che vi sono vicende passate, che la dark conosceva riti demoniaci e che per fermarla bisogna rintracciare qualcosa da distruggere (in questo caso il suo pc). Insomma la solita roba con il solito armamentario di trucchi digitali che non spaventano più nessuno e sono anche piuttosto brutti. (voto 5). Il mondo Apple la fa da padrone nel product placement con Mac e I-phone, oltre a Facebook abbiamo Facetime, mentre Coca cola affianca Evian nelle bevande. Toyota l’unica auto in evidenza.

Altro ”male” del secolo, il telefonino, demonizzato da Stephen King in Cell, romanzo che Todd Williams (un regista non certo tra i più brillanti e di cui, abbiamo già capito, l’horror cinematografico può fare tranquillamente a meno) ha portato sullo schermo nel 2016. L’inizio è anche interessante, John Cusak in aeroporto è costretto a telefonare alla famiglia da cui si è separato da un telefono a gettoni perché il suo cellulare è senza batteria. Questo impedimento è quello che lo salva perché tutti quelli che hanno in mano lo smart phone e stanno telefonando (praticamente tutti), diventano belve rabbiose che cominciano ad uccidersi l’un l’altro. In fuga con Samuel L. Jackson e due ragazzini si ritrova a dover combattere con i “telepazzi” (traduzione non bellissima in italiano) che si sono in breve trasformati in zombi “comandati” da qualcuno che li controlla come una mente collettiva, una mente-alveare. La critica all’omologazione generale causata anche dai telefonini, tramite i quali il pericolo del lavaggio del cervello collettivo è, per King, reale, si stempera nel “solito” film con sopravvissuti in fuga da degli zombi. Poco interessanti gli incontri dei fuggitivi nel prosieguo ed un finale del tutto da dimenticare. L’operina flebilmente horror diminuisce ulteriormente la percentuale di film memorabili sceneggiati da King in persona… soprattutto se si affida a registi di questo valore (voto 5+). Solo Dodge e qualche marca di birra sconosciuta tra il product placement, flebile come il film.

Tecnologia al lavoro anche nel terzo film da me visionato nel recupero di qualche horror che mi ero lasciato scappare (e che forse era meglio lasciassi dov’erano), sto parlando di The Gallows (2015) uno dei vari found footage prodotti dalla Blumhouse dopo il successo dei Paranormal activity. L’inizio ci fa vedere una recita scolastica ripresa da uno studente, con commento ironico sulla capacità recitativa degli “attori”, riguardante lo spettacolo “The Gallows/L’esecuzione” che dovrebbe finire con l’impiccagione del protagonista naturalmente finta. Essendo un horror quest’ultima si rivela reale e il povero Charlie, che neppure doveva interpretarla perché doveva fare il boia e solo per un malore del protagonista ne aveva preso il posto, ci lascia le penne. Vent’anni dopo, nella stessa scuola di Beatrice in Nebraska, altri studenti devono rimettere in scena lo stesso testo teatrale non credendo ad una maledizione di Charlie. Sbagliano perché il “fantasma” del buon Charlie, vestito da boia, ritorna a colpire quattro incauti ragazzi che si fanno trovare nel teatro della scuola di notte… Il tutto è girato in pov e, come spesso succede questo tipo di visione peggiora invece di migliorare il film. Intanto si fa fatica a capire chi sta inquadrando cosa tra telefonini, telecamere e quant’altro, poi tutto è lasciato alle solite immagini poco chiare di lunghi corridoi e tetre scenografie senza che succeda gran ché. Ah il buon vecchio splatterone colorato tipo Deliria di Michele Soavi! Tra il cercare di capire chi ha in mano l’aggeggio che sta facendo le riprese (e diciamolo, anche perché le fa…), quello che succede in quelle immagini mal illuminate e poco interessanti e le motivazioni dello spirito assassino, il disinteresse prende il sopravvento e non basta una svolta finale, se non originale almeno leggermente sorprendente, per raddrizzare un film deludente. (voto 5)

STEFANO BARBACINI

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