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CINEMA
20 Luglio 2020 - 15:05

NIFFF 2020 NONOSTANTE IL COVID

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Edizione ridotta e online ma ugualmente interessante del Neuchatel International Fantastic Film Festival
NIFFF 2020 NONOSTANTE IL COVID

Quest'anno l'edizione del Neuchatel International Fantastic Film Festival si è svolta online e in formato ridotto con "solo" 18 film in prima visione più 3 riprese (Las brujas de Zugarramurdi di Alex De la Iglesia, Suspiria di Luca Guadagnino e The raid di Gareth Evans).

Alcuni film li abbiamo già recensiti perchè facenti parte dell'edizione pure online del FEFF di Udine (Chasing dream di Johnnie To, Dance with me di Yaguchi Shinobu, Detention di John Hsu, Gundala di Joko Anwar) e anche Blood Machines di Seth Ickerman (un interessante esperimento di film ipercinetico digitale, un modo energico e non banale di innalzare l'estetica del videogioco ad arte cinematografica) era già presente al festival di fantascienza di Trieste nell'ultima edizione.

Partiamo dal vincitore, Dinner in America di Adam Rehmeier, storia d'amore punk tra un cantante rock ribelle alla famiglia borghese da cui proviene e una timida, solitaria e "bullizzata" ragazza che nel punk rock trova valvola di sfogo. Sicuramente meritevole, tra i tre o quattro film migliori, un Sid & Nancy più caustico in cui troviamo sigarette Royales, Ford, Polaroid, China hut e una Chevy Impala.

Altro film meritevole è The twentieth century del canadese Matthew Rankin in cui il regista crea un’opera sperimentale, visivamente stravagante in cui si ipotizza una competizione per il posto di primo ministro del Canada ambientata tra ambienti virtuali e cartoneschi che ricordano gli esperimenti di certa avanguardia degli anni ’20 sulle orme del cinema di Guy Maddin.

Nuovo tassello del “franchise” di Hitman è Hitman: agent Jun di Choi Won-sub, divertente mix film-fumetto (il protagonista è l’agente speciale del titolo ma si fa creder morto per poter farsi una vita da… disegnatore di manga ma il passato tornerà ad incalzarlo…) con l’abituale tocco di umorismo e sentimentalismo sudcoreano. Molte marche tra cui spiccano una moto Ducati e i giganti Coca-cola e Samsung.

Breaking the surface di Joachim Heden (Norvegia) è la storia di due sorelle che si amano ma non si comprendono. Durante un’immersione una delle sorelle è trascinata nei fondali a seguito di una frana. L’altra sorella farà tutto il possibile per salvarla. I paesaggi sono magnifici, la tensione e l’angoscia vanno man mano crescendo. L’oscurità ed il silenzio dei fondali accentua ancora maggiormente il sentimento di oppressione e di solitudine nella lotta per la sopravvivenza. Product placement “sportivo” per le immersioni (Waterproof, Cressi, Ocean Reef) e un’importante presenza Volvo a cui consigliamo di migliorare le istruzioni per lo sganciamento dei sedili per raggiungere il baule dall’interno…

Interessante film “femminista con le palle” AV the hunt del turco Emre Akay in cui una donna che ha avuto l’ardire di ribellarsi al marito e ai parenti si ritrova preda cacciata dalle due famiglie ma non è certo una cacciagione facile da abbattere… Girato piuttosto rozzamente ma con tanta energia e forza. Un distributore IPET e una compagnia di autobus i soli product placement.

Divertente la commistione di commedia, comunismo e vampirismo in Comrade Draculich dell’ungherese Mark Bodzsar che rievoca sarcasticamente il periodo della nomenklatura con i capi politici alla ricerca dell’immortalità e per questo disposti a farsi… vampirizzare. Tra marche vintage (Akai, macchina fotografica Tessinac, auto Volga, Grundig e la soda alla fragola Husi) non manca anche Coca Cola.

Joe Begos che abbiamo lasciato la scorsa edizione con l’ottimo e potente Bliss torna al festival con il nuovo VFW un operazione di genere crepuscolare con vecchi marpioni dello schermo che interpretano veterani di guerra riuniti per difendere una ragazza da signori della droga finendo per trovarsi in una situazione alla Distretto 13 di Carpenter, ma in cui Begos inserisce molte più scene gore e continua con la sua ricerca “monocromatica” e notturna in cui le scene si alternano tra il rosso (come in Bliss) e il blu. Le uniche marche sono quelle della birra, Bud e Coors.

Altro esperimento interessante è quello di VHYes prodotto da Susan Sarandon e Tim Robbins (che appaiono in brevi particine) di Jack Henry Robbins, girato tutto in VHS e Beta è un’insieme di riprese “famigliari”, di programmi televisivi e pubblicità tutte false e girate utilizzando attori ma fatte per sembrare vere con intelligenza e tanta… ironia. Metacinema e metatelevisione.

Due horror piuttosto convenzionali, Schlaf di Michael Venus e Sea fever di Neasa Hardiman . Il primo dalla Germania ha perlomeno una buona atmosfera anche se tra visioni fantasmatiche e psicologia da pochi spiccioli non mostra niente di nuovo vi è sotto il sole, il secondo, dall’Irlanda, una specie di Alien noioso con una storia priva di sorprese.

Deludenti anche i due francobelgi Jumbo di Zoé Wittock e Poissonsex di Olivier Babinet. Entrambi tentativi di presentare qualcosa di nuovo nelle storie d’amore, il primo facendo innamorare la protagonista di una… giostra (!) con la quale poi si sposerà (!!), il secondo intrecciando l’attrazione tra due outsider in un mondo del prossimo futuro con il tema ecologista della sparizione dei pesci. Piuttosto barbosi e mai in grado di suscitare vera compartecipazione (nel secondo protagonista è Gustave Kevern che meglio ha dato come regista… In Jumbo product placement per Lacoste, Toyota, LG, Delirium beer e tv Sony, in Poissonsexe solo auto.

Assolutamente privo di interesse il tailandese Khun Phaen Begins di Kongkiat Komesiri solito insapore pastiche di storia, favola, magia, ironia infantile e effettacci. Per di più lungo, troppo lungo.

Stefano Barbacini e Monica Di Gennaro

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