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CINEMA
19 Giugno 2024 - 19:03

UN NOIR UMANISTICO IN CUI SI BEVE BIRRA CORONA

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Enea (Pietro Castellitto, Italia, 2023)
UN NOIR UMANISTICO IN CUI SI BEVE BIRRA CORONA

Si sta diffondendo tra i giovani autori italiani uno stile comune di cui potremmo trovare i prodromi in L’ultimo capodanno di Marco Risi del lontano 1998, film diventato di culto col tempo e questo modo di raccontare a strappi e silenzi, scatti e pause, incroci di storie e senso che appare piano piano, quasi sempre al servizio del genere noir, ma un noir che definirei umanistico, un noir della gente comune,si è moltiplicato negli ultimi anni. I punti più alti li possiamo trovare nelle Favolacce dei fratellli D’innocenzo ma gli esempi cominciano ad essere tantissimi (tra alti e bassi) tra cui Indivisibili di Edoardo De Angelis, Piove di Paolo Strippoli, La notte più lunga dell’anno di Simone Aleandri ma anche, ad esempio, le serie tv come Il miracolo di Ammaniti, Christian con Edoardo Pesce ecc.

I due film del talentuoso Pietro Castellitto, l’incensato, un po’ da tutti, I predatori e adesso questo Enea giudicato in maniera molto più altalenante, fanno parte di questa schiera di film stilosi e d’atmosfera in cui l’azione resta sullo sfondo o arriva come un lampo a ciel sereno. Il protagonista, interpretato dallo stesso Pietro Castellitto, vive in una famiglia di media borghesia perennemente sul punto di scoppiare nonostante la “forma sociale” sia rispettata. Il padre (Sergio Castellitto) si reca di nascosto in un hotel ambiguo in cui distrugge la stanza facendo esplodere la rabbia repressa, il fratello è un “debole” bullizzato a scuola e in famiglia, la madre è la tipica donna che “fa finta” di non avere problemi o comunque di saperli controllare. Poi c’è Enea, apparentemente un bravo ragazzo, piacente e prodigo di consigli, in realtà un annoiato ed irrequieto, proprietario con un amico (dalle represse tendenze omosessuali) di un ristorante di sushi e in realtà spacciatore, al soldo di un capobanda, che finisce in mezzo ad una guerra tra due fazioni che vogliono mettere le mani su 20 milioni di Euro.

Insomma, sotto la forma di un racconto di ordinaria famiglia che viene tenuta insieme con difficoltà tra le alienazioni e le pressioni quotidiane, si sviluppa un intreccio pulp tenuto comunque molto controllato e raffreddato dal regista/interprete. Che Pietro Castellitto abbia idee e una visione artistica personale è indubbio, ma nel film si trova una certa difficoltà a contenere la sua esuberanza artistica e alcuni lunghi dialoghi, di quelli di quotidiana apparente insensatezza, dimostrano come non tutti (e lui non pare averla) abbiano la capacità di scrittura di Tarantino. (Voto 6-)

Poco product placement presente, vediamo solo una Corona bevuta dal protagonista 

STEFANO BARBACINI

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