Mammina Cara - Frank Perry - 1981

"Mammina cara” è un film che parla dell’attrice Joan Crawford e dei suoi figli adottivi picchiati da pazzi da lei medesima. Praticamente, la Crawford adotta due bambini (un maschio e una femmina) e li massacra di botte per due ore buone. La bambina piange parecchio durante il film, perché viene pestata di più, il maschietto piange solo per tre quarti di film, cioè fino a quando non impara a capire che il mondo è un posto ostile e le botte che ti prendi da piccolo non sono che l’inizio della tua carriera. La bambina questo concetto non lo afferra e bagna di lacrime gli eleganti vestitini che la madre Crawford le compra tra una sberla e un’altra. Il rapporto tra la Crawford e i due bambini rappresenta il senso del film, che è pieno di scene assai toccanti, soprattutto per la bambina. Indimenticabile, ad esempio, la scena in cui la Crawford ha paura di non vincere l’Oscar, però poi lo vince lo stesso e quindi fa finta di essere malata nel letto di casa sua. Solo che alla fine accende la tv e si guarda la notte degli Oscar capendo di essere lei la vincitrice. La bambina adottiva allora, kleenex (product placement fondamentale per il film) alla mano, le dice “Ti voglio bene, mammina cara” e la Crawford la mena finché non le suonano il campanello quelli della tele per intervistarla e riempirla complimenti. Alla bambina capita ancora qualche volta di chiamare la Crawford “Mammina cara”, ma ogni volta la Crawford si arrabbia e la picchia. Si capisce che la bambina vorrebbe l’amore materno, anche se questo amore non arriva per tutto il film. La pellicola si conclude con la bambina menata che ormai è cresciuta e che si porta dentro l’odio per le adozioni. Il fratello della bambina, anche lui cresciuto, le fa capire che il mondo del cinema è un brutto ambiente e che se sei un orfano è meglio che l’amore materno non lo cerchi proprio.

PS - La Crawford fu una testimonial di product placement della Pepsi-Cola, grazie anche al fatto di aver sposato Alfred Steele CEO di Pepsi-Cola