Lo avevamo perso al NIFFF 2019, ed ora abbiamo avuto l'opportunità di recuperarlo, con soddisfazione, al Torino Film Festival 2019. Parliamo di Abou Leila, road movie algerino con velature noir.
Algeri, 1994. Due amici partono percorrendo lo spettacolare deserto algerino alla ricerca del terrorista Abou Leila. Durante il percorso cominciamo, noi spettatori, a conoscere i due, uno è un duro, esperto e freddo poliziotto, l'altro un debole sempre sull'orlo dell'instabilità emotiva. Tramite flashback e terribili incubi che esplodono la narrazione senza soluzione di continuità con la realtà, veniamo a conoscenza di atroci verità e sanguinosi eventi, continuamente in bilico tra il vero, l'immaginato e il fantastico.
L'esordiente Amin Sidi-Boumedine immerge i suoi protagonisti nell'Algeria sull'orlo della follia degli anni '90 in cui terrorismo e crisi economica, gente che sparisce, scarsità d'acqua, bambini trucidati sono la normalità. Paradigmatica la frase del "duro": "siamo tutti pazzi, l'intero paese è fottuto".
Pecore carnivore, uomini-belva, stragi di innocenti, sangue nella mente folle e sangue reale. Pessimismo cosmico. Un poliziotto che è giunto sul luogo di un incidente alla notizia del collega che gli comunica che il bambino coinvolto è morto commenta: "beato lui...".
A parte il 2700 fuoristrada 4x4 con cui si spostano i protagonisti e un'occasionale Renault, product placement praticamente nullo se eccettuiamo una marca di sigarette. Location placement invece per l'Hotel du Grand Sud.