Da qualche parte nella profondità di un'indefinita campagna francofona (anche se il film pare sia stato girato in Macedonia). Fattoria con allevamento di polli e bestiame. Sudore e fatica. E debiti. Qui è bloccata fuori dai piaceri metropolitani Laetizia Casta madre di famiglia. Sta cominciando a sfiorire e a rendersi conto di una vita di sole fatiche e poca soddisfazione. A far scattare la scintilla l'arrivo di una vivace ragazza colta e indipendente. E lesbica. Il personaggio della Casta ne viene attratta e tra cadaveri di polli, cavalli e capre, puzza di sterco, caldo asfissiante, mancanza di acqua e un marito in guai economici e per questo intrattabile, trova in lei la possibilità di una nuova vita.
Ambientato negli anni '70 (in edicola troviamo Pilote e Emmanuelle, si esaltano come gruppo emergente i Ramones ed è appena uscito Lo squalo di Spielberg), l'evoluzione della trama la osserviamo attraverso gli occhi del figlio minore, un ragazzino di 12 anni. La sua formazione adolescenziale avviene attraverso corse nei campi e furiose pedalate in bicicletta per le strade vuote della campagna; attraverso il duro lavoro nella stalla e nel recupero di polli che muoiono in gran quantità causa la siccità. E avviene spiando le liti dei genitori e le nuove tendenze sessuali della madre. Non manca un'educazione sentimentale personale del ragazzo grazie all'amicizia di una coetanea.
Dramma rurale molto ben gestito da Delphine Lehericey con il suo umanismo quasi balzachiano. I personaggi sono tutti credibili e gli interpreti azzeccati. Le milieu de l'horizon, visto nella rassegna che si può seguire gratuitamente sul sito della Cineteca di Milano e dedicata al Cinema Contemporaneo Svizzero, la cui storia è tratta da un romanzo dello scrittore di Losanna Roland Buti ha vinto il premio come miglior film e miglior sceneggiatura allo Swiss Film Prize 2020.
Poca roba il product placement con auto Renault d'epoca e una citazione della BBC.