Bart Layton è documentarista mai banale e mai ovvio nelle cose che gira. Ne abbiamo avuto un bell'esempio al Bergamo Film Meeting 2014 in cui è stato presentato il suo The imposter nella sezione Visti da vicino.
Nel film si rievoca una vicenda realmente accaduta riguardante la misteriosa sparizione di un ragazzino di tredici anni texano rinvenuto qualche anno più tardi in Spagna. O almeno così pare, perchè l'uomo che si presenta alla famiglia dello scomparso ha caratteristiche somatiche (è di pelle olivastra, scuro di capelli e di occhi mentre il ragazzino sparito era biondo con occhi chiari e pelle bianca) e d'età (sembra ben più vecchio dell'età che dovrebbe avere) completamente differenti. Eppure la famiglia lo accoglie senza avere alcun dubbio della sua identità...
Layton costruisce la sua docufiction alternando ricostruzioni di interviste sia all'uomo protagonista della vicenda che ai componenti della famiglia (madre, sorella...), tutti interpretati da attori mentre i veri partecipanti alla storia narrata sono confinati in immagini di archivio. Il montaggio e il progredire della narrazione che ci mostra sia il punto di vista dell'impostore (perchè di ciò si tratta, un uomo abituato ad impadronirsi di identità altrui) che quello dei famigliari talmente distrutti dal dolore che vogliono comunque credere a ciò che non è.
Il film è avvincente quanto e più di una fiction con il regista che sfrutta bene le potenzialità di qusta strana storia che ricorda le vicende di Martin Guerre e di Kaizer Soze.
COCA COLA, CHEVRON e il canale televisivo 5 NEWS compartecipano alla vicenda ma il vero product placement è a favore di PHOTOSHOP che viene magnificato per la capacità di modificare le immagini fino a stravolgere un volto per plasmarlo fino a farlo assomigliare ad un altro.