Entriamo in Bergamo dribblando le manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia e, ricoprendoci idealmente di tricolore, torniamo all’Auditorium per una nuova giornata del Bergamo Film Meeting.
La mattinata inizia leggera e divertente con una delle rare commedie-senza-omicidio di Alfred Hitchcock. Infatti per la sezione “Alfred Hitchcock: il periodo inglese” viene proiettato ‘Ricco e strano’ del 1931. Commedia tratta dal romanzo Rich and strange di Dale Collins il cui interesse non è certo nella trama (una coppia sposata riceve una notevole somma da un parente per poter tentare di cambiare la loro vita monotona e insoddisfacente fatta di letture del DAILY MAIL sdraiati sul divano e di lavori di sartoria con la SINGER. Si recano prima a Parigi dove visitano la città e assistono ad uno spettacolo alle FOLIES BERGERES, poi partono per una crociera verso l’estremo oriente e durante il viaggio hanno entrambi tentazioni extraconiugali ed avventure non simpatiche tra cui la nave che affonda. Alla fine, accantonate le divergenze di coppia, arriveranno alla conclusione che la felicità si trova a casa propria, o forse no?) quanto nella realizzazione hitchcockiana. Il regista si sbizzarrisce in trovate sia tecniche (un piano sequenza iniziale di una modernità sorprendente, giochi visivi con gli specchi, dettagli arditi) che contenutistiche (la sensualità accentuata espressa nel film si allontana dal cinema inglese per avvicinarsi a quello hollywoodiano del tempo, cioè prima che il codice Hays nel giro di pochi anni vada a reprimere qualsiasi eccesso, e il cinismo di zio Alfred esplode in qualche episodio divertentissimo). Product placement di punta per BIRRH, pubblicità di un aperitivo presente spesso nei film francesi del tempo che ritroveremo anche, settant’anni dopo, in Bastardi senza gloria di Tarantino.
Dopo il maestro inglese torniamo ad addentrarci nei meandri della storia delle Repubbliche dell’ex blocco sovietico. Oggi in programma un film della Repubblica Ceca del 1999, “Pelisky”. Il regista Jan Hrebejk (qui all’esordio nel lungometraggio) ha messo in scena una commedia “sessantottina” che ricorda il lavoro del connazionale Jiri Menzel (in patria è stato campione d’incassi). Ambientato alla fine degli anni ‘60 nel periodo di apertura di Dubcek, mostra le vicende di tre famiglie che vivono tutte uno scontro generazionale tra figli “ribelli” nei confronti di genitori conservatori e scarsamente ricettivi dei problemi delle nuove generazioni (siano essi ufficiali dell’esercito comunista, vecchi patrioti ex combattenti contro il nazismo o professori, particolarmente imbranati, di biologia). Questa aria di rinnovamento che respiravano i giovani viene troncato durante la Primavera di Praga con l’arrivo, nel marzo del 1968, delle truppe sovietiche. Grande enfasi sul fatto che la “vera” vodka è la STOLICHNAYA originale. Apparizione anche della rivista VLASTA.
Prima del film in concorso della serata il festival ci propone un corto di animazione del geniale Svankmaier. Il film è del 1982, siamo nel periodo d’oro del regista, “Moznosti dialogu” il titolo e siamo di fronte al solito folle incontro di materiali (cibo, plastilina, metallo) a formare facce antropomorfe che vanno ad inscenare una grottesca rappresentazione dei comportamenti umani. Tra i tanti oggetti utilizzati il dentifricio KALODON è più volte presente e attivo.
PULSAR, del belga Alex Stockman, è il film in concorso di giornata. Siamo di fronte ad un opera piuttosto ambiziosa nel voler rappresentare i pericoli della rete e della comunicazione virtuale (un ragazzo separato dalla fidanzata, emigrata a New York per lavoro, ha la vita sconvolta da un hacker infiltratosi nel suo computer che si intromette nei rapporti tra i due arrivando addirittura a convincere lei a lasciare l’amato. Alla fine il protagonista ormai in preda ad ossessioni persecutorie si isolerà in un casolare in Islanda arrivando alla conclusione che l’unico modo di comunicazione sicuro è il vecchio metodo della lettera via posta con i tasti del computer, fatto a pezzi, utilizzati come lettere per far giungere un messaggio d’amore alla sua donna). Film incompiuto e che non riesce mai a raggiungere la densità espressiva che il regista, raccontando la vicenda con lunghi silenzi e tempi dilatati, vorrebbe raggiungere.
La cosa che interessa noi come Dy’s Chronicles è un’altra. Nonostante abbiamo contato almeno 20 brand esibite senza problemi, tra cui un primissimo piano della scritta HONDA su di una moto, uno schermo di computer con il logo LG ben visibile, SKYPE e il sito SKYCOM usati a manetta, la POLAROID e un modem CISCO con le marche ben in evidenza per finire con una CITROEN BERLINGO mostrata come neppure da una concessionaria, la produzione tiene a precisare che il film non contiene Product Placement!
Ora, se ciò significa che la mostra dei marchi è avvenuta senza nessun corrispettivo da parte delle aziende coinvolte non è cosa di cui andare particolarmente fieri (rinunciare a denaro fresco e poi mostrare ugualmente i prodotti non ci sembra politica vincente), se invece si vuol fare barriera contro eventuali critiche per la presenza massiva delle brand, non si capisce l’accanimento nel non nasconderne nessuna anzi nel metterle bene in evidenza (HONDA ad esempio è a tutto schermo in primo piano quando bastava inquadrarla da un altro punto di vista ma il ragionamento potrebbe essere identico per tutte le altre).