Inquadrature fisse, lievi zoomate. Poche parole, tempi lunghi. Il mondo freddo e rigidamente senza sentimenti dell'avvocato protagonista di Oiktos del greco Babis Makridis presentato in concorso al Torino Film Festival 2018 e vincitore del premio FIPRESCI (premio della giuria dei critici) ci viene esposto utilizzando questo stile narrativo "hanekiano" e viene ulteriormente esagerato utilizzando per i pensieri del protagonista non la solita voce interiore fuori campo ma scrivendoli sullo schermo in didascalie tipo film muto.
All'avvocato è successo che dopo un incidente la moglie si trova allettata in coma e lui passa le giornate piangendo e "godendo" della solidarietà di vicini e amici. La sua incapacità di provare sentimenti e l'invidia per chi vi riesce (cita non a caso uno dei film più strappalacrime del cinema, "Il campione") in questo periodo viene in qualche modo sostituita dalla "compassione" provata dagli altri per lui. In questo periodo negativo egli si sente bene come non mai.
"Purtroppo" la moglie si risveglia e torna a casa guarita e vi è una scena, che per tutti sarebbe felice ma per lui invece è uno partiacque negativo, in cui la famiglia (lui, la moglie e il figlio) si ritrova attorno al desco e l'avvocato sancisce il ritorno alla "normalità": adesso stiamo di nuovo tutti bene. Il ritorno alla normalità significa per lui dare l'addio alle torte amorevolmente sfornate dalla vicina, alle partite a carte e a tennis con gli amici (nel periodiaccio il suo miglior amico si propone di sostituirsi alla moglie per spalmargli anche la crema protettiva per il sole...), le parole di solidarietà dell'addetto della lavanderia, all'affetto paterno che, non consueto, si è fatto più intenso nei confronti del suo dolore, ai pianti liberatori mattutini che dopotutto lo facevano sentire bene e vivo. Insomma, per il nostro avvocato la situazione di dolore gli aveva creato un bozzolo di sentimenti e cortesie mai provate.
Senza svelar nulla del finale per recuperare quello che ha perduto di quel periodo all'avvocato non restano che le bugie (racconta che la moglie è ancora all'ospedale) e gli artifici (acquista una bomboletta di gas per piangere), nonché la solidarietà con una coppia che ha subito la morte del padre di lei (diventa così invidioso della sua stessa compassione).
Film pieno di ironia noir nonostante l'apparente geometrica freddezza e che dice tanto sul pietismo e l'ipocrisia. Da vedere.
Il protagonista indossa costantemente una t-shirt Ralph Lauren e il product placement si esplica anche per Campari e per la lavatrice Samsung. Poca roba comunque.