Nove anni dopo il suo piccolo capolavoro Monster, Jennifer Kent, regista australiana sicuramente talentuosa (è anche sceneggiatrice), ripropone il suo personaggio Babadook e la famiglia (madre e figlio: il padre è morto da 6 anni) che abita una tranquilla abitazione con uomo nero come optional.

La storia comincia con il figlio decisamente odioso che si diverte a fare il mago ma in realtà sembra posseduto che comincia a preoccupare chiunque gli sta attorno. Anche la madre comincia a sospettare che in lui ci sia il diavolo e la scoperta di un misterioso libro pop-up che parla di un certo Babadook che abita la loro cantina non fa che peggiorare le cose, soprattutto quando, ogni volta che la protagonista cerca di distruggerlo, lui ritorna aggiungendo un tassello alla favola della loro distruzione. 

Quando finalmente lo stesso Babadook si materializza, lei cercherà prima di uccidere il bambino, per poi affrontare a suo modo lo strano ospite.

Babadook è un bel film horror che parla anche del difficile rapporto madre figlio e lo fa bene. La Kent si vede che ha studiato e nel suo film ci sono tanti elementi di angoscia che derivano anche da altrettanti film horror. The mother, Sentinel, Shining, Imagine, Amityville, Carrie, Sinister e così via, compresi i classici visti alla tv durante lo zapping a partire da Le livre magique di Georges Melies del 1901, nei quali lei crede di vedere Babadook. 

Strano, ma non molto, che come tutti i film più belli che vengono da quella parte del mondo (vedi lo splendido Wolf Creek 2), ci arrivino con più di un anno di ritardo (fortuna noi abbiamo avuto Sitges, Torino e, ovviamente Neuchatel). Possibile che nessuno si sia ancora accorto, ad esempio, dello splendido What We Do in the Shadow? (Ci proponiamo noi, a questo punto, alle distribuzioni italiane).

Inesistente il product placement solo vecchie auto, vecchi giochi in scatola e un difficile da individuare Wally's Burgers ad Adelaide, ma interessante la promozione italiana della Koch Media che ha avuto anche la cancellazione del trailer (perchè troppo pauroso) durante il Gran Premio sulla RAI: un caso o un trucco?

Nel caso potete vederlo qui sotto