Voce che arriva dal passato vissuto dalla regista Yukiko Mishima, come lei stessa spiega sul palco del Far East Film Festival 2024, ovvero un'aggressione sessuale subita a 6 anni che ha ispirato il suo film Voice, appunto.
Il film non è autobiografico ma lo spunto le serve per mettere assieme tre episodi che formano l'opera. I tre capitoli sono girati in stile differente l'uno dall'altro, li accomuna un trauma o un lutto e il rapporto con i genitori.
Nel primo, stilizzato e quasi horror, un padre distrutto dalla morte della figlia, violentata e uccisa ancora bambina, si è fatto operare per togliersi il membro maschile, che tanti dolori procura, ed è diventato donna. Lo/la vediamo mentre prepara la cena dell'ultimo dell'anno per la famiglia dell'altra figlia il cui rapporto si è incrinato negli anni proprio a causa del trauma mai superato.
Il secondo capitolo parte dall'arrivo di una ragazza incinta sull'isola in cui è nata per trovare il padre in lutto per la morte della moglie. Questo episodio è però più virato sulla commedia.
Il terzo, e più corposo, spezzone è girato in bianco e nero in stile nouvelle vague anche se la regista ci tiene ad omaggiare Totò e Nanni Moretti, tra le sue preferenze cinematografiche. Una ragazza che ha appena perso il fidanzato, defunto (ragazzo a cui piaceva il cinema di Moretti e per cui il film della vita era La stanza del figlio) incontra la madre (anche qui in un rapporto non idilliaco, freddo e cinico). Scopriamo che la giovane ha subito violenza da bambina e ciò ha condizionato la sua vita affettiva e sessuale, troverà in un giovane gigolò, con il nome "d'arte" Totò Moretti un appiglio per ritrovare sé stessa.
Un film interessante anche per la sua capacità di raccontare con gusto cinefilo.
Un auto Nissan, scarpe Adidas, la scritta Kamiya su un furgone, poco product placement tra cui spicca Nutella (altro omaggio a Moretti)