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CINEMA
13 Febbraio 2025 - 23:48

L'ARCHITETTO E IL MECENATE

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The brutalist (Brady Corbet, USA, 2024)
L'ARCHITETTO E IL MECENATE

Che io sia un cinefago mi sembra lo possa facilmente capire chi mai legga questo sito e, solitamente, se ho il pomeriggio libero, un paio di film consecutivi li guardo. Una volta uscito dalla visione di The brutalist, seppur avessi tutto il tempo arrivato a casa di guardarmi una serie o un altro film in streaming non ce l’ho fatta. The brutalist è un film che ti riempie, ti esaurisce. E non è tanto per la durata notevole (3 ore e mezzo) ma proprio perché dentro vi è tanto. Vi sono i disastri del nazismo, della guerra e della persecuzione agli ebrei (il protagonista è costretto a fuggire da Budapest durante la seconda guerra mondiale e rifugiarsi in America perdendo i contatti con la moglie). Vi è il tema del migrante che si deve reinventare in una nazione nuova, Laszlo Toth (Adrien Brody in un’interpretazione “total body”) era un architetto brutalista di fama in patria, ora si deve ricostruire come operaio in povertà tra la diffidenza degli americani dovuta, non al fatto che è ebreo, ma semplicemente perché è straniero. C’è il rapporto di coppia, idilliaco e perfetto in condizioni ideali (anche la moglie è un’intellettuale, giornalista e scrittrice) ma difficile da portare avanti quando ci si trova fuori dalla propria casa, soprattutto quando entrambi si portano dietro i traumi psicologici e fisici del recente passato (lui è drogato a causa di farmaci presi per il dolore di un naso rotto durante la traversata oceanica, lei è rimasta paralitica a causa della mancanza di cibo che l’ha debilitata prima di riuscire ad arrivare in America). C’è la volontà di rivalsa, di ritornare il creatore del passato, di creare bellezza e arte contro tutto e tutti dell’architetto. Vi è, principalmente, il rapporto con il ricco e umorale mecenate che gli commissiona una struttura complessa e costosissima (la quale potrebbe rilanciarlo sia economicamente che come fama) che diventa un rapporto tra sfruttatore e sfruttato, sadico e umiliante con la volgarità del ricco capitalista che considera l’arte qualcosa da comprare, da dominare, da esibire.

Dramma umano e psicologico che mette in luce le debolezze e le storture umane. Quegli uomini che sanno creare la bellezza ma non riescono ad eliminare la bruttezza e la bassezza degli istinti incontrollati umani. Lo stesso Toth amante della perfezione (lo vediamo all’inizio far sesso con una mercenaria e dirle che gli dà fastidio lo spazio troppo ampio tra le sue sopracciglia… ancora la antinomia volgare-bello) si ritrova a reincontrare una moglie, da tempo lontana, imperfetta, costretta su una sedia a rotelle. Donna intelligente e forte, parte pensante della coppia, menomata e sessualmente non più desiderabile dal presuntuoso marito. L’altro protagonista è il mecenate, pronto sempre ad imporsi con la collera, ma in grado di scorgere l’artista in Toth, di apprezzare la bellezza di un marmo di Carrara. Capace però dei peggiori atti di sopruso e di dominare una famiglia frustrata dalla sua megalomania.

Il film di Corbet è capace di coniugare la grandezza del cinema classico hollywoodiano (gira in pellicola in 70 mm) con la noclassicità del miglior cinema contemporaneo. Il Gigante incontra il Petroliere e lo spettatore è travolto da concatenazioni di immagini che fa fatica a metabolizzare, se non con il tempo. (Voto 7,5)

A parte la rivista Look non vi è product placement ed è voluto al di là che si tratti di un film ambientato nel passato perchè l'opportunità, non sfruttata, di inserire una brand di sigarette c'era eccome.

Stefano Barbacini
https://youtu.be/GdRXPAHIEW4?si=2LpCHzJQypFqx7NA

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