Dopo l'analisi fatta nel contesto dell' "Estate Zombie" da Dysnews, torniamo ad analizzare ulteriormente e più a fondo Zeder, uno dei capolavori neri di Pupi Avati. Da chi scrive considerato il maestro assoluto dell'orrorifico italiano, titolo che viene generalmente affibbiato (più per convenzione che altro) a Dario Argento; Avati è maestro assoluto delle storie più nere e cupe. Il fatto che la sterminata produzione di Avati abbracci i generi più diversi, dalla commedia leggera al drammatico, al satirico finendo appunto nell'horror, rende il regista bolognese difficilmente etichettabile in un unico genere. Ciononostante, egli è maestro indiscusso dell'horror, e ci ha regalato titoli ormai di culto quali La casa dalle finestre che ridono, Zeder, L'arcano incantatore, fino al più recente Il nascondiglio. Un poker di titoli horror di valore assoluto. Abbiamo già accennato in precedenza al location placement presente in Zeder, che dipinge una riviera romagnola ora solare ora gotica e crepuscolare. La colonia abbandonata teatro degli oscuri esperimenti coi terreni K si trova a Milano Marittima, altra location riconoscibile è Cesenatico, di cui nel film si vede anche un'insegna del Lanternino Disco Dancing (locale ancora in attività). Ma il pezzo da 90 dei marchi presenti nel film è ovviamente la macchina da scrivere regalata al protagonista e che da il via alla scoperta del mistero, che è una Olivetti (oggi gruppo Telecom Italia) prodotta dalla storica azienda di Ivrea che per decenni ha dominato il mercato delle macchine da ufficio in Italia, e all'epoca dell'uscita del film (prima dell'avvento dei personal computers) era saldamente leader del settore. Ottimo piazzamento quindi. Abbiamo anche accennato in precedenza al marchio Amoco, compagnia petrolchimica statunitense (attualmente parte di BP) e di cui un distributore di benzina fa da set per molte scene della parte finale del film. Come non notare poi che Gabriele Lavia guida un Volkswagen VW Type 1, ovvero il classicissimo "Maggiolino", mentre il suo amico poliziotto sfreccia su di una rombante moto BMW da granturismo. Abbiamo poi visto che un'ignara vittima della cospirazione ordita per il controllo dei terreni K viene accoltellata mentre in mano regge una borsa di Louis Vuitton (o comunque un'ottima imitazione, dato che il marchio francese è uno dei più copiati al mondo!) che viene trapassata anch'essa dalla lama. Notiamo poi nel proseguo della pellicola anche una Renault 4, e soprattutto il benzinaio-affittacamere che ospita Stefano (Gabriele Lavia) si sposta con una Vespa Piaggio. Una nota finale: è ancora acceso il dibattito tra gli appassionati di horror se Zeder sia un film di zombie (per me si) a tutti gli effetti o genericamente sovrannaturale, ma è assolutamente notevole poi per il suo "bad ending" assolutamente disturbante ed inconsueto per l'epoca. Un capolavoro (cinematografico e di product placement) da riscoprire.