BUTTERFLY ROOM – Jonathan Zarantonello (2011)
Dalla mente di Zarantonello sono stati partoriti progetti anomali nel panorama del cinema italiano. Nel 2000 realizza il “primo film italiano girato secondo i dettami del decalogo di Lars Von Trier”, nel 2003 “Uncut” altro oggetto “scult” che consisteva nel raccontare una giornata dal punto di vista del pene, sempre in primo piano, dell’attore porno Trentalance.
Entrambi i film sono diventati famigerati prodotti conosciuti nel sottobosco degli aficionados del cinema popolare che fu. Purtroppo non hanno ricevuto altrettanto riscontro critico e di pubblico, il primo per lo scarsissimo valore tecnico (ai limiti dell’amatoriale), il secondo perché, al di là della curiosità del progetto, si è rivelato giochetto fine a se stesso piuttosto noioso.
E’ con sorpresa che ritroviamo il nostro Zarantonello una decina di anni dopo con un nuovo tentativo ambizioso, riunire un cast di vecchie glorie del cinema di genere per riproporre un thriller-giallo à la Argento. L’operazione gli riesce ed eccoci al NIFFF (Neuchatel International Fantastic Film Festival) 2012 per ammirare tutti insieme Barbara Steele (dal gotico italiano e oltre), Ray Wise (da Twin Peaks), Erica Leerhsen (da Non aprite quella porta versione moderna e affezionata alle partecipazioni nel cinema horror americano degli ultimi anni), Heather Langenkamp (da Nightmare), Adrienne King (da Venerdi 13), P.J.Soles (da Halloween), Camille Keaton (da Non violentate Jennifer) e, ciliegina sulla torta, cameo di Joe Dante!
Produzione italoamericana in cui una vecchia signora (la Steele immensa icona) ne fa di ogni, tenta di affogare la figlia, imbalsama farfalle, fa cadere operai dalle scale, nasconde cadaveri negli ascensori e il peggio che non vi posso raccontare.
Zarantonello finalmente fa centro e gestisce bene materiale e attori non perdendosi neppure nel rischioso ingranaggio che prevede salti temporali e falsi raccordi, l’operazione è gustosa assai e solo nel finale si lascia andare a soluzioni di grana grossa che stonano un tantino nell’operazione cinefila.
Molte scene ambientate all’interno di un centro commerciale in cui spicca il negozio CLAIRE’S sono le poche concessioni al product placement che contempla pure un’operazione nostalgica con la LINCOLN 1966 guidata dalla Steele e ci propone un “cameo” della PILOT (con cui è scritto un importante, ai fini della trama, biglietto).